Fotovoltaico in agricoltura: è il momento giusto!
Fotovoltaico in agricoltura: come mai oggi potrebbe essere il momento giusto?
Home »Per centrare gli obiettivi 2030 in tema di Green Deal Europeo occorre aumentare la potenza installata del fotovoltaico in agricoltura e più in generale in tutto il comparto produttivo Italiano.
Quanto abbiamo affermato è un dato di fatto, un impegno che lo stato italiano ha preso in quanto membro della comunità Europea. In questo approfondimento abbiamo quindi cercato di concentrarci sul tema del fotovoltaico in agricoltura più che sul comparto produttivo italiano in generale.
Cerchiamo quindi di fare il punto della situazione sul fotovoltaico in agricoltura e sul perché per questo settore sia un’opportunità da non perdere insieme ai nostri esperti qui di seguito.
Fotovoltaico in agricoltura tra comunità energetica e riqualificazione di aree inquinate
Il settore dell’agricoltura può e deve convivere con la produzione di energia elettrica da pannelli solari. Non solo devono convivere, ma il fotovoltaico in agricoltura è una vera e propria necessità per il nostro paese.
E’ anche grazie al fotovoltaico in agricoltura che gli esperti stimano sia possibile centrare gli obiettivi del PNIEC al 2030 in materia di produzione di energie rinnovabili. L’obiettivo è ambizioso e lo sforzo è significativo: entro 10 anni si deve riuscire a soddisfare più della metà (55%) del consumo energetico attuale tramite le fonti rinnovabili. Un obiettivo che dunque non può prescindere dalla grossa mano che solo il fotovoltaico può dare.
Certo, la situazione di partenza in Italia non è così drammatica. Al 31 dicembre 2019 risultano installati 29.421 impianti fotovoltaici inseriti nell’ambito di aziende agricole e di allevamento. La potenza complessiva che tali impianti producono è di 2.548 MW e una produzione lorda di 2.942 GWh (di cui 674 GWh di autoconsumo)- .
Tuttavia ciò non affatto sufficiente a raggiungere gli obiettivi prestabili pertanto è necessario uno sforzo in più.
Fotovoltaico in agricoltura: un tema assai delicato
Quello del fotovoltaico in agricoltura è tuttavia un tema assai delicato (come del resto avevamo accennato qui). In passato infatti sono emerse diverse criticità riguardo soprattutto il consumo del suolo agricolo da destinare, eventualmente, alla produzione di energia solare.
Il fotovoltaico in agricoltura è infatti stato criticato dal momento che per produrre energia elettrica sfruttando quella solare sono necessarie ampie superfici. Superfici che si pensava potessero essere sottratte a quelle agricole tramite un massiccio cambio di destinazione d’uso dei terreni agrari. Una soluzione che, se intrapresa, avrebbe di certo avuto un notevole impatto ambientale.
Tuttavia se vogliamo che il fotovoltaico in agricoltura dia il proprio contributo, dobbiamo superare queste criticità. A questo proposito potrebbe essere più utile considerare i risultati raggiunti oggi dalle migliaia di imprese agricole che hanno investito sul fotovoltaico. Risultati che potrebbero portare ad ulteriori ricadute che potrebbero riguardare un nuovo sviluppo del fotovoltaico.
Ovviamente sarà possibile integrare in maniera corretta fotovoltaico ed agricoltura solamente se riusciremo a coinvolgere appieno gli imprenditori agricoli. Un coinvolgimento che deve partire quindi dagli evidenti vantaggi che può portare il fotovoltaico in agricoltura soprattutto in termini ambientali ed economici.
Transizione energetica e sostenibilità: agricoltura e fotovoltaico al centro
Lo sviluppo del fotovoltaico in agricoltura è una grossa opportunità per gli imprenditori agricoli dal momento che grazie ad esso le azienda potranno mantenere o migliorare la propria produttività. Un aspetto che va di pari passo con l’evidente vantaggio di aumentare la sostenibilità delle produzioni agricole anche grazie ad una migliore gestione del suolo.
Il fotovoltaico può infatti anche essere visto come un’occasione di valorizzazione energetica dei terreni abbandonati o non idonei alla produzione agricola che, in assenza di specifici interventi, sono destinati al totale abbandono. Tuttavia il nodo della questione non è tanto quello della valorizzazione dei terreni non adatti a produrre reddito anche a causa delle criticità sopra riportate. Il nodo più importante della questione è quello delle coperture rurali.
La Commissione Europea infatti ha proposto di innalzare dal 40% al 55% la riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2030. Un obiettivo ambizioso che deve necessariamente passare per l’aumento della capacità di produzione di energia elettrica da quella solare.
Per far questo risulta quindi evidente che si debba andare alla ricerca di superfici adatte ad ospitare impianti fotovoltaici. Superfici che, nel caso delle aziende agricole e zootecniche, possono benissimo essere quelle dei tetti dei capannoni dedicati allo svolgimento delle attività produttive di queste imprese. Sono in molti gli imprenditori agricoli, anche grazie agli incentivi fotovoltaico aziende 2021, che si stanno decidendo ad investire sulle rinnovabili.
Le potenzialità dell’agro-fotovoltaico o del “solare sospeso”
Come abbiamo visto, il tema del consumo di suolo è molto sentito quando si parla di fotovoltaico in agricoltura. D’altronde non è questo il momento per mettersi ad utilizzare suolo agricolo per scopi diversi da quelli alimentari.
Per questo motivo l’attenzione è tutta rivolta a soluzioni tecnologiche in grado di garantire la compatibilità tra le due produzioni: agricola ed energetica. Compatibilità che deve però rispettare e tutelare il paesaggio in cui si cerca di far convivere le due produzioni.
In questo senso si parla di agro-fotovoltaico come di “fotovoltaico sospeso”. In sostanza si tratta di campi coltivati dotati di un’infrastruttura con tracker monoassiali ovvero campi con pannelli solari bifacciali. Il fotovoltaico “in sospensione” è quindi un valido esempio di come si può garantire la compatibilità tra la produzione energetica e quella agricola integrando al tempo stesso gli impianti nel contesto rurale.
Nuova vita green per le aree inquinate e comunità energetiche
Per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione fissati per il 2030, ricorrere al fotovoltaico in agricoltura solo sulle coperture degli edifici rurali potrebbe non essere sufficiente.
Se da un lato non possiamo sottrarre ulteriore suolo alle produzioni agricole, dall’altro è vero che esistono molte aree abbandonate, marginali o non idonee alla coltivazione. Aree che potrebbero quindi trovare una nuova centralità se venissero dedicate alla produzione di energia rinnovabile, d’intesa con i proprietari agricoli. In questo contesto potrebbero essere inserite anche tutte quelle aree considerate come contaminate come ad esempio quelle vicino all’ILVA di Taranto.
Un’altra strada da percorrere per favorire l’ingresso del fotovoltaico in agricoltura è quella delle Comunità Energetiche. Una C.E. è a tutti gli effetti un soggetto giuridico autonomo basato sulla partecipazione di persone, PMI o autorità locali (amministrazioni comunali incluse) che si bassa sulla produzione di energia da fonti rinnovabili e condivisione della stessa fra i propri membri. Possiamo quindi immaginare la nascita di comunità energetiche costituite da aziende agricole limitrofe. Se vuoi approfondire questa tematica puoi leggere il nostro approfondimento cliccando qui!
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