Piano di Transizione 4.0 2022: come potrebbe cambiare con la nuova Legge di Bilancio?
Alcune indiscrezioni sulla nuova Legge di Bilancio 2022 che riguardano il Piano di Transizione 4.0 2022
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Da Impresa 4.0 a Piano di Transizione 4.0 2022. Quella di questo incentivo per le imprese è una storia travagliata e ricca di modiche in corso d’opera che gli imprenditori seguono con apprensione ed interesse. Le agevolazioni per le aziende che investono in innovazione e nella riqualificazione energetica sono state oggetto di numerose modifiche in questi ultimi anni. Se all’inizio infatti, tramite il Piano Industria 4.0 erano previsti solamente iperammortamento e superammortamento, in un secondo momento sono stati introdotti i crediti d’imposta. Modifiche che hanno raggiunto il loro apice nel corso di questi ultimi due anni, 2021 e 2022 a causa della pandemia.
Vista la drammatica situazione lo stato italiano è stato costretto a prendere provvedimenti ed a stanziare somme volte ad incentivare la ripresa economica. Somme che si sono incanalate all’interno del cosiddetto PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che, a mano a mano che veniva delineato ha visto cambiare rapidamente l’ammontare delle somme destinate a questa misura. Se a dicembre 2020 erano previsti 21,7 miliardi di euro, al momento della sua approvazione la dotazione è scesa a circa 14 miliardi.
A questi fondi però vanno aggiunti quelli europei di NextGeneration UE: che stanziano per la Transizione 4.0 altri 4,48 miliardi di euro. La somma a cui attingeranno le risorse previste per il Piano di Transizione 4.0 2022 quindi ammonta a 18,45 miliardi di euro. E’ proprio in questo contesto che infatti, 19 ottobre 2021 il governo italiano ha annunciato la proroga al 2022 del Piano di Transizione 4.0:
“incentivi fiscali collegati a Transizione 4.0 ed il contributo a favore delle PMI per l’acquisto di beni strumentali (c.d. nuova Sabatini). Sono, inoltre, previste risorse aggiuntive per il fondo per l’internazionalizzazione delle imprese ed il fondo di garanzia per le PMI”
Tuttavia, prima di entrare nel merito delle misure del piano di Transizione 4.0 2022, è forse bene fare un passo indietro e ricapitolare in cosa consiste questa misura. Cosa che faremo qui di seguito.
Il Piano di Transizione 4.0: cosa è e come funziona
Il vecchio Piano di Transizione 4.0, di cui parliamo anche qui, sostituisce le vecchie misure Impresa 4.0 e Industry 4.0 rappresentando il prossimo indirizzo di politica industriale italiano. Si tratta di una misura che in pratica sostituisce le misure dell’iperammortamento e del superammortamento, che potevano essere richieste fino al 2020.
Al posto di iperammortamento e superammortamento sarà erogato un credito d’imposta in unica misura. Ovviamente sono previste delle aliquote differenti in base alla categoria di beni in cui investe l’impresa che sostiene le spese. La durata del piano doveva essere biennale ed i beni sui quali poteva essere ricevuto il credito d’imposta relativo potevano essere ricevuti fino a giugno 2023. Obiettivi di questa misura sono i seguenti:
- stimolare degli investimenti privati, grazie alle aliquote maggiorate,
- dare stabilità alle diverse categorie con misure pluriennali e ampie.
Tuttavia la bozza della nuova legge di Bilancio sembra cambiare, anche in maniera sostanziale, le carte in tavola per il Piano di Transizione 4.0 2022. In particolare si interverrà sulla durata temporale della misura e sulle aliquote sulle quali applicare il credito d’imposta che approfondiremo qui di seguito. In particolare, per:
- i beni strumentali come ad esempio il fotovoltaico la misura varrà per 3 anni (fino al 2025),
- gli investimenti in ricerca e sviluppo la misura avrà una valenza decennale.
Come cambiano le aliquote dei crediti d’imposta sui beni materiali 4.0
Come abbiamo avuto modo di accennare brevemente, la prossima legge di bilancio apporterà quasi sicuramente al nuovo Piano di Transizione 4.0 2022. Cambiamenti che riguardano soprattutto le aliquote delle detrazioni che è possibile ottenere. Purtroppo però, come possiamo desumere dalla proposta di legge di bilancio, queste aliquote verranno probabilmente ritoccate al ribasso.
Facciamo il punto della situazione qui di seguito; in particolare, le aliquote per chi acquista beni strumentali materiali 4.0 passeranno dal:
- 50% al 40% per investimenti con tetto fissato a 2,5 milioni di euro;
- 30% al 20% per chi investe da 2,5 a 10 milioni di euro;
- 10% alla stessa aliquota, rimarranno quindi invariate, per la fascia da 10 a 20 milioni di euro.
La bozza delle Legge di bilancio 2022 prevede anche il rinnovo della misura del Piano di Transizione 4.0 2022 per altri tre anni. Ci sarà quindi la possibilità di usufruire di queste aliquote di detrazione fino a dicembre 2025 e di ricevere i beni acquistati entro l’estate 2026.
Dopo questo periodo tuttavia, le aliquote previste dal Piano di Transizione 4.0 2022 caleranno ancora. I nuovi scaglioni saranno sempre tre, ma le aliquote saranno rispettivamente del 20%, 10% e 5%.
Credito di imposta sui beni immateriali 4.0
Le misure contenute nel Piano di Transizione 4.0 riguardano anche il credito d’imposta per i beni immateriali. Quest’ultimo sarà rinnovato per altri tre anni. L’aliquota fissata per questo tipo di investimenti sarà del 20% per il 2022 ed il 2023, mentre invece calerà al 15% nel 2024 ed al 10% nel 2025.
Che fine farà il superammortamento?
Il nuovo Piano di Transizione 4.0 2022 non fa alcun riferimento a misure come il superammortamento. Nel testo della bozza della prossima legge di bilancio infatti non ci sono riferimenti a questa misura per quanto riguarda i beni materiali e non materiali 4.0
Piano di Transizione 4.0 2022 e credito d’imposta: le regole dell’Agenzia delle Entrate
Risalgono a gennaio le regole tramite cui è possibile, per le imprese, usufruire del credito d’imposta generato dagli investimenti previsti dal vecchio Piano di Transizione 4.0. Regole che molto probabilmente rimarranno valide anche nel nuovo Piano di Transizione 4.0 2022.
Ma in cosa consistono queste regole? Proviamo ad attualizzare le vecchie regole con le nuove scadenze ed aliquote, giusto per dare un’idea di quello che potrà essere la nuova misura qui di seguito.
La prima cosa è che l’Agenzia delle Entrate spiega che gli investimenti devono essere fatti da aziende con sede in Italia. Le imprese dovranno sostenere questi investimenti entro il periodo di validità della misura ovvero fino al 2025 a patto che sia stato pagato almeno il 20% del costo totale. Il credito di imposta concretamente sarà fruibile tramite compensazione con il modello F24.
Per chiarire alcuni dubbi l’Agenzia delle Entrate ha anche rilasciato una lista dei beni esclusi dalle misure ovvero i seguenti:
- mezzi di trasporto motorizzati;
- costruzioni e fabbricati;
- i beni per i quali, spiega la nota, “il decreto ministeriale del 31 dicembre 1988 stabilisce coefficienti di ammortamento ai fini fiscali inferiori al 6,5%”;
- condutture delle industrie di imbottigliamento di acque minerali, stabilimenti balneari e termali oppure condutture per la produzione e distribuzione di gas naturale, aerei, materiale rotabile;
- i beni descritti come “gratuitamente devolvibili delle imprese operanti, in concessione e a tariffa, nei settori dell’energia, dell’acqua, dei trasporti, delle infrastrutture, delle poste, delle telecomunicazioni, della raccolta e depurazione delle acque di scarico e della raccolta e smaltimento dei rifiuti”.
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