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Piano di contenimento dei consumi di gas: cosa prevede?

Pubblicato il piano di contenimento dei consumi di gas da parte del Ministero della transizione ecologica. Ecco cosa prevede!

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Il Ministero della Transizione Ecologica ha da poco pubblicato il piano di contenimento dei consumi di gas (puoi consultarlo qui) che sarà valido per questo inverno. Il piano fa parte della strategia italiana che a sua volta si inserisce in quella europea di risparmio energetico vista la complicata situazione geo-politica internazionale.

Il conflitto tra Russia e Ucraina sta infatti provocando conseguenze sempre più gravi in tema di aumento dei prezzi del gas e dell’energia elettrica. D’altronde non potrebbe essere così cisto che la Russia è il principale esportatore di gas del mondo e che esporta gran parte di questo gas in Europa. Il vecchio continente si è però schierato dalla parte dell’Ucraina ed ha imposto pesanti sanzioni alla Russia. Come ritorsione quest’ultima ha tagliato le forniture di gas verso l’Europa, carenza che ha provocato il recente caro bollette e che impone ai governi europei di agire prontamente per far fronte all’improvvisa carenza di gas.

Proprio in vista di una situazione in cui molto probabilmente dovremo fare a meno del gas russo per riscaldarci questo inverno, lo stato italiano ha varato il piano di contenimento dei consumi di gas. Questo piano prevede di ridurre volontariamente i consumi di gas di 5,3 miliardi di metri cubi rispetto all’anno scorso per il periodo compreso tra lo scorso primo agosto e il prossimo 31 marzo. Per rendere meglio l’idea, tale quantità ammonta a circa al 9,5 per cento del totale sul periodo.

Ma in cosa consiste questo piano di contenimento dei consumi di gas?

Abbiamo cercato di spiegarlo qui di seguito.

Le azioni del piano di contenimento dei consumi di gas

Il piano di contenimento dei consumi di gas varato dal ministero della Transizione Ecologica prevede di ridurre i consumi di gas di 5,3 miliardi di metri cubi rispetto all’anno scorso attraverso due azioni strategiche:

  1. La prima azione ha l’obiettivo di massimizzare la produzione di energia elettrica con fonti alternative al gas, come carbone, olio combustibile e bioliquidi, cioè combustibili derivati da sostanze vegetali. Questa azione permetterebbe di ottenere un risparmio pari a 2,1 miliardi di metri cubi di gas.
  2. L’altra azione è invece una vera e proprio piano di contenimento dei consumi di gas, soprattutto quello utilizzato per il riscaldamento. Il ministero ha infatti indicato una riduzione di 1 °C del riscaldamento degli edifici. Gli edifici in cui si svolgono attività industriali ed artigianali non dovranno essere riscaldati ad una temperatura superiore ai 17 °C. Tutti gli altri edifici invece, comprese le abitazioni private, non dovranno superare la temperatura di 19 C°. Tuttavia in entrambi i casi sono previsti due gradi di tolleranza.

Il punto due è ovviamente quello più complicato da mettere in pratica, soprattutto per quanto riguarda i controlli necessari a far rispettare queste indicazioni. Per questo, accanto a queste misure strategiche, nel piano sono contenute anche indicazioni più dettagliate che esamineremo qui di seguito.

Le regole sull’accensione degli impianti di riscaldamento

Per assicurarsi di raggiungere l’obiettivo il governo ha previsto di accorciare di 15 giorni il periodo in cui gli impianti di riscaldamento saranno accesi in tutte le zone climatiche in cui è divisa l’Italia. Le zone vanno dalla A, che prevede al massimo 6 ore giornaliere di riscaldamento dal 1° dicembre al 15 marzo, alla F, che non prevede limitazioni. I termosifoni potranno essere attivati 8 giorni dopo la consueta data di inizio esercizio e dovranno essere spenti 7 giorni prima del solito.

Grazie a questa azione del piano di contenimento dei consumi di gas se ne risparmierebbero circa 3,2 miliardi di metri cubi secondo le stime del ministero. Lo stesso ministero precisa inoltre che le riduzioni non riguardano le utenze sensibili, come ospedali e case di ricovero.

Ulteriori risparmi si potranno ottenere se saranno coinvolte anche le industrie. Il governo sta già predisponendo un piano di emergenza in collaborazione con Confindustria, ma di fatto le aziende stanno già razionando il gas.

Piano di contenimento dei consumi di gas: ognuno deve fare la sua parte

Il piano di contenimento dei consumi di gas prevede anche che i cittadini adottino dei comportamenti volti a limitare i loro consumi. Comportamenti che dovranno essere promossi attraverso specifiche campagne di sensibilizzazione.

Abbiamo deciso di raccogliere alcuni di questi comportamenti suggeriti direttamente dal ministero qui di seguito:

  • riduzione della temperatura e della durata delle docce,
  • l’utilizzo anche per il riscaldamento invernale delle pompe di calore elettriche usate per il condizionamento estivo,
  • l’abbassamento del fuoco dopo l’ebollizione
  • la riduzione del tempo di accensione del forno,
  • l’utilizzo di lavastoviglie e lavatrice a pieno carico,
  • il distacco della spina di alimentazione della lavatrice quando non in funzione,
  • lo spegnimento o l’inserimento della funzione a basso consumo del frigorifero quando in vacanza,
  • non lasciare in stand by TV, decoder, DVD,
  • riduzione delle ore di accensione delle lampadine,
  • sostituzione di elettrodomestici a più elevato consumo con quelli più efficienti,
  • installazione di nuove pompe di calore elettriche in sostituzione delle vecchie caldaie a gas,
  • installazione di pannelli solari termici per produrre acqua calda,
  • sostituzione lampadine tradizionali con quelle a led.

Se tutti i cittadini dovessero cogliere i suggerimenti contenuti nel piano di contenimento dei consumi di gas, il governo stima che si potrebbero risparmiare fino a 2,9 miliardi di metri cubi di gas. A questa cifra andrebbe aggiunto quella che si otterrebbe tramite le azioni amministrative ovvero 5,3 miliardi di metri cubi di gas.

Il totale, 8,2 miliardi di metri cubi di gas, sarebbe pari al 15 per cento della media dei cinque anni precedenti nel periodo tra il primo agosto e il 31 marzo.  A ben vedere è questa la cifra (8,2) di miliardi di metri cubi di gas che l’Italia si è impegnata a tagliare di fronte all’Unione Europea a luglio così come gli altri stati si sono impegnati a fare a loro volta.

Ma cosa succederebbe se non riuscissimo a contenere questi consumi in maniera efficace? Cosa succederebbe in caso di rischio di penuria di gas all’interno dell’unione europea?

Cosa succederebbe se il piano di contenimento dei consumi di gas non dovesse bastare

L’Unione Europea ha anche previsto delle misure da mettere in atto nel caso in cui i piani di contenimento dei consumi di gas degli stati membri non dovrebbero essere sufficienti.

Se dovesse esserci il rischio concreto di penuria di gas all’interno dell’Unione Europea, la Commissione Europea potrà attivare su richiesta di cinque stati membri lo stato di allerta. Con l’attivazione di questo stato, la riduzione dei consumi diverrebbe obbligatoria per tutti i paesi membri. Tuttavia sono previste varie deroghe che porterebbero a ridurre i consumi solo del 7% e non del 15% preventivato.

Conclusioni

Il piano di contenimento dei consumi di gas è senza dubbio una misura necessaria in un contesto come quello attuale. Tuttavia non possiamo pensare che questa sia la soluzione definitiva alla nostra dipendenza energetica e dal gas della Russia. Ridurre i consumi è solo una misura da perseguire in una fase di emergenza che in quanto tale, speriamo, ha una durata limitata nel tempo.

La vera soluzione per metterci al riparo dai ricatti di altri stati e dalla volatilità del prezzo dell’energia, soprattutto per le imprese, è un’altra. La soluzione permanente è quella di ricorrere ad altre energie per alimentare la produzione e per riscaldare gli ambienti. Ci riferiamo alle energie rinnovabili come il fotovoltaico che sfruttando l’energia solare è in grado di generare energia elettrica per alimentare i diversi dispositivi. Grazie all’energia prodotta dall’impianto è infatti possibile andare ad alimentare le macchine necessarie alla produzione sia quelle necessarie alla climatizzazione degli ambienti.

In questo modo non solo si ridurrebbero i consumi di combustibili fossili come il gas che hanno dei costi sempre più altri, ma si andrebbero a ridurre anche le emissioni di CO2 rispettando l’ambiente che ci circonda.

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Fotovoltaico e comunità energetica a servizio della tua impresa!

Perché per le imprese fotovoltaico e comunità energetica sono un binomio vincente? Alla scoperta di tutti i vantaggi di avere un impianto fotovoltaico aziendale che fa parte di una C.E.R.

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Se sei un imprenditore o possiedi un attività produttiva, probabilmente uno dei maggiori grattacapi che devi risolvere in questo periodo riguarda i costi energetici della tua impresa.

Il conflitto tra Russia ed Ucraina infatti non ha fatto altro che aggravare la crisi energetica emersa dopo le misure di lockdown imposte dagli stati per arginare la pandemia. Come risultato di questo conflitto, il prezzo del gas è salito alle stelle e con esso anche il prezzo dell’energia elettrica. Pertanto per molte imprese ed attività è sempre più duro andare avanti con il proprio lavoro, anzi sono molte quelle ad aver già chiuso o quantomeno messo in conto di chiudere.

Ma c’è un modo per risolvere questa situazione e smarcarsi una volta per tutte dalle variazioni del prezzo dell’energia?

Si: ricorrere al binomio fotovoltaico e comunità energetica è senza dubbio una possibilità per gli imprenditori come te che non riescono a far fronte agli aumenti delle bollette. Negli ultimi anni, probabilmente ti sarà capitato di sentire sempre di più il termine comunità energetiche rinnovabili associato al fotovoltaico anche se probabilmente non hai ancora capito di cosa si tratta esattamente.

Per questo abbiamo deciso di spiegartelo insieme ai nostri esperti ponendo l’accento in particolare sul binomio fotovoltaico e comunità energetica in questo approfondimento.

Cosa è una comunità energetica rinnovabile?

Negli ultimi anni si sente parlare sempre più spesso di comunità energetiche o Energy Community. Con questi termini ci si riferisce a dei metodi alternativi di approvvigionamento e di distribuzione dell’energia. In realtà al termine comunità energetica andrebbe aggiunto anche l’aggettivo “rinnovabile”. Questo perché l’approvvigionamento di energia è in realtà la produzione della stessa tramite impianti a fonti rinnovabili. Ecco quindi che è già possibile intuire il perché fotovoltaico e comunità energetiche siano due facce della stessa medaglia.

Le comunità energetiche (come la nostra Valore Comunity) si prefiggono l’obiettivo comune di gestire la produzione, la distribuzione e il consumo di energia. L’obiettivo ultimo è quello di favorire la produzione autonoma di energia e di valorizzare il concetto di autoconsumo collettivo. Questo perché ad un’analisi più attenta, i membri di una C.E.R. (comunità energetica rinnovabile) sono coloro che, in uno specifico territorio, ottimizzano la produzione ed il consumo di energie rinnovabili condividendola fra loro e quindi minimizzando gli sprechi.

In sostanza con gli impianti fotovoltaici di una comunità energetica è possibile produrre energia per tutti i membri della comunità. A loro volta, questi membri, consumando l’energia prodotta dagli impianti della comunità, non hanno bisogno o comunque possono ridurre il loro bisogno di prelevare energia dalla rete elettrica nazionale. Grazie al fotovoltaico ed alla comunità energetica, questi membri, possono ottenere dei notevoli vantaggi economici derivanti da una loro riduzione dei consumi. Ma non solo.

Grazie al fotovoltaico ed alla comunità energetica è possibile abbattere l’inquinamento derivante dalle emissioni di CO2 in atmosfera. L’energia prodotta grazie alla combustione di gas fossili non è infatti necessaria ai membri di una comunità che sfruttano i pannelli fotovoltaici per ottenere l’energia che serve loro.

Come funziona, in pratica, una tipica Comunità Energetica?

Il binomio fotovoltaico e comunità energetica è quindi a tutti gli effetti un concept green davvero innovativo che ha un riscontro economico, ma anche ecologico. Un approccio che è basato sulla collaborazione fra i loro membri e che pertanto è ancora più insolito rispetto a quelli cui siamo abituati. Ma come funziona in pratica il binomio fotovoltaico e comunità energetica?

Questo binomio può essere applicato a qualsiasi cellula abitativa e in qualunque centro produttivo, in base ovviamente alle risorse specifiche del territorio.

Ad esempio alcune imprese che fanno parte di un distretto produttivo possono dotarsi di impianti fotovoltaici da installare sul proprio tetto e condividere l’energia che producono questi impianti con le altre imprese del distretto. Coinvolgendo questi altri soggetti la comunità sarebbe quindi formata da soggetti produttori di energia, con gli impianti, e da soggetti consumatori, le imprese che non li possiedono.

Il punto è che l’energia prodotta da questi impianti fotovoltaici che fanno parte della comunità energetica sarà condivisa da tutti gli immobili del distretto produttivo oltre che dagli utenti che lavorano al loro interno. Una condivisione che genererà senza dubbio dei vantaggi economici non indifferenti per tutti quegli imprenditori che vorranno far partecipare alla comunità energetica la loro attività.

Fotovoltaico e comunità energetica: tutti i vantaggi

Per esaminare meglio i vantaggi di fotovoltaico e comunità energetica abbiamo deciso di analizzare prima i vantaggi dell’uno e poi dell’altra.

Quello che ci preme sottolineare in questa fase è che però questi due aspetti non sono slegati l’uno dall’altro, anzi, sono profondamente collegati visto che i vantaggi possono essere cumulabili fra loro. Si hai capito bene, fotovoltaico e comunità energetica sono un binomio vincente perché permettono di usufruire dei vantaggi di entrambi nello stesso momento.

Vantaggi del fotovoltaico per le aziende

Abbiamo riassunto i vantaggi del fotovoltaico aziendale in questo breve elenco:

  • Abbattimento dei consumi energetici e delle bollette. Una delle voci di spesa più pesanti per le aziende sono senza dubbio i costi legati al proprio consumo di energia elettrica. Sfruttando l’energia solare, con il fotovoltaico è però possibile produrre energia elettrica che può essere consumata in loco anziché prelevarla dalla rete elettrica nazionale. In alcuni casi, specie se l’impianto è dotato di una batteria di accumulo, potresti addirittura ottenere l’indipendenza energetica e quindi consumare tutta l’energia che produce il tuo impianto. E’ evidente che in questo caso, il costo della tua bolletta elettrica sarebbe di molto minore;
  • Riduzione delle emissioni di CO2. Essere in grado di sfruttare l’energia solare per produrre energia elettrica significa ridurre il consumo di quest’ultima che come ben sappiamo viene troppo spesso prodotta da fonti non rinnovabili. Ciò comporterebbe quindi una diminuzione della quantità di anidride carbonica immessa nell’atmosfera, elemento che, come studi dimostrano, è responsabile dei cambiamenti climatici in corso.
  • Ritorno d’immagine. Oramai siamo nell’epoca dei social e del web più in generale, dove le informazioni viaggiano alla velocità della luce. Ciò ha provocato anche un cambiamento degli aspetti che i potenziali clienti percepiscono come importanti. Oggi le persone sono particolarmente attente alla sostenibilità aziendale delle industrie dalle quali comprano. Usare energia solare ti permetterà di proporre la tua impresa come una ditta attenta alle tematiche dell’ambiente e della salute ma anche della qualità della vita, interessata alle tematiche ambientali e di sostenibilità. Il tutto alla velocità della luce ed in tutto il mondo.
  • Usufruire degli incentivi fiscali. Decidere di effettuare un investimento in questo senso ti permettere di sfruttare gli incentivi per il fotovoltaico per le imprese (di cui parliamo qui). Questi sono sostanzialmente delle detrazioni o dei crediti d’imposta che lo stato elargisce per abbattere il costo degli investimenti in efficienza energetica che gli imprenditori si apprestano a sostenere.

Fotovoltaico e comunità energetica: tutti i vantaggi

Come abbiamo avuto modo di esaminare attentamente, i concetti di fotovoltaico e comunità energetica sono quindi sostanzialmente imprescindibili l’uno dall’altro. Questo significa sostanzialmente che un impresa che fa parte di una comunità energetica può anche usufruire dei vantaggi che gli impianti fotovoltaici apportano alla comunità. Se invece decidesse di dotarsi di un suo impianto, questi vantaggi, ne risulterebbero rafforzati.

Tuttavia, far parte di una comunità energetica potrebbe anche farti ottenere questi vantaggi:

  • Accesso alle tariffe incentivanti per il consumo di energia. Far parte di una comunità energetica non significa essere indipendenti dalla rete elettrica nazionale, pertanto potresti comunque consumare della corrente della rete elettrica nazionale. In caso tu non riesca a soddisfare i tuoi consumi solo tramite l’autoconsumo, potrai godere delle tariffe incentivanti per abbattere il costo dell’energia che la tua azienda preleverà dalla rete elettrica nazionale generando un ulteriore risparmio (approfondisci l’argomento qui).
  • Accedere agli incentivi per l’installazione del fotovoltaico. Far parte di una comunità energetica infatti non preclude l’accesso agli incentivi per l’installazione di impianti fotovoltaici aziendali. In sostanza potresti usufruire di un doppio vantaggio economico che ti permetterà di risparmiare ancora di più!

L’impegno di Solar Cash

Se hai letto fino a questo punto, dovresti oramai avere ben chiari quali sono i vantaggi di fotovoltaico e comunità energetiche per la tua attività o impresa.

Noi di Solar Cash abbiamo l’obiettivo o di sostenere e supportare l’imprenditore che vuole sostenere una riqualificazione energetica che valorizzi il territorio e la qualità della vita. Per questo, a nostro avviso, gli impianti fotovoltaici per le imprese sono investimenti sicuri e garantiti nel tempo: i costi vengono ammortizzati grazie al risparmio energetico e sui consumi, anche con un abbattimento considerevole sulla bolletta. Un risparmio che può essere ancora maggiore in caso di fotovoltaico e comunità energetica e che ti aiuteremo ad ottenere grazie al nostro know how accumulato nel corso degli anni!.

Se vuoi avere un quadro preciso e completo dei costi di installazione per un eventuale fotovoltaico per aziende e di come far parte di una comunità energetica compila il pratico form qui di seguito con i tuoi dati. Un nostro operatore ti contatterà nel più breve tempo possibile con tutte le informazioni che desideri!

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Comunità Energetiche Industriali: il futuro sta arrivando

Comunità energetiche industriali: cosa sono? Perché rappresentano il futuro?

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Fra queste pagine abbiamo già avuto modo di parlare delle comunità energetiche rinnovabili e dei loro vantaggi, ma non di comunità energetiche industriali. Cosa sono quindi queste ultime?

Le comunità energetiche industriali non sono altro che C.E.R. applicate al mondo delle piccole e medie industrie. L’applicazione di questo concetto al contesto imprenditoriale può infatti favorire una crescita sostenibile oltre che garantire un controllo dei costi energetici.

Ci preme sottolineare come entrambe le questioni rivestano un ruolo cruciale nel dibattito pubblico di questi giorni.

I cambiamenti climatici dovuti ad un eccessivo surriscaldamento del nostro pianeta sono infatti particolarmente evidenti negli ultimi anni e stanno provocando numerosi danni e vittime. Azzerare le emissioni di CO2 è senza dubbio l’unica opzione possibile per evitare danni ancora maggiori. A pensarla così sono anche le istituzioni europee e gli stati membri che hanno sottoscritto il “Clean energy for all Europeans package“, un pacchetto di misure che ha lo scopo di produrre energia sostenibile, da fonti rinnovabili, per il fabbisogno europeo.

Dall’altro lato, il conflitto tra Russia ed Ucraina sta incidendo in maniera pesante sull’aumento dei prezzi del gas e quindi dell’energia. Gli effetti di questo aumento stanno mettendo in ginocchio le famiglie italiane ma soprattutto le imprese. Con l’aumento di questi costi, molte imprese potrebbero essere addirittura costrette a chiudere in quanto la loro attività non sarebbe sufficiente a ripagare i costi energetici.

Le comunità energetiche industriali potrebbero riuscire a dare nuova linfa alle PMI italiane e di tutto il mondo. Cerchiamo di scoprire perché qui di seguito.

­Cosa sono le CER­ o comunità energetiche rinnovabili

Prima di parlare di comunità energetiche industriali, forse è meglio tornare brevemente sul concetto di comunità energetiche rinnovabili.

Queste sono sostanzialmente una nuova forma di promozione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili come gli impianti fotovoltaici. Una nuova forma che gli stati membri della comunità europea si sono impegnati a realizzare e che stanno cercando di sostenere in tutti i modi.

La direttiva comunitaria RED II permette ad un insieme di utenti, sia PMI, che privati cittadini o enti pubblici, di associarsi tra di loro per produrre e condividere energia da impianti a fonti rinnovabili. Il tutto è basato sulla volontaria adesione di questi individui ad un soggetto di diritto autonomo, un’associazione, che è appunto la CER.

Tra gli individui in questione possiamo distinguere tra quelli in possesso di un impianto di produzione dell’energia da fonti rinnovabili e tra quelli che non ne sono in possesso. Entrambi possono far parte di una C.E.R. con evidenti differenze nei benefici che ne ricaverebbero. L’importante è che siano soggetti situati in prossimità tra di loro, all’interno della stessa cabina di trasformazione di media-massa tensione.

Le comunità energetiche industriali quindi non sono nient’altro che una C.E.R. di cui fanno parte realtà industriali. Fra di esse ci saranno realtà che possiedono il loro impianto fotovoltaico e che condividono con la comunità e quindi con altre industrie l’energia che non riescono a consumare.

Tariffe incentivanti comunità energetiche industriali

Alla base delle comunità energetiche industriali, così come per quelle rinnovabili, c’è il concetto di autoconsumo. Questo si riferisce alla possibilità di consumare in loco, ovvero senza immetterla in rete, l’energia prodotta dagli impianti in modo da non dover impiegare quella della rete elettrica nazionale.

La realtà dei fatti però è che non sempre ciò è possibile: di giorno l’impianto potrebbe produrre più di quanto consuma la tua impresa. L’energia in eccesso in questo caso sarebbe condivisa con gli altri membri della comunità. L’autoconsumo non è più quindi individuale ma a livello di comunità energetica industriale.

Per favorire questo meccanismo lo stato ha definito una serie di incentivi economici garantiti per 20 anni dalla data della costituzione della Comunità Energetica. Questi incentivi, conosciuti anche come tariffe incentivanti, sono diversi in base alla tipologia del soggetto, produttore e consumatore.

Per i produttori di energia sono previste tariffe incentivanti che ammontano a:

  1. 100 €/MWh se l’impianto di produzione fa parte di una configurazione di autoconsumo collettivo;
  2. 110 €/MWh se l’impianto fa parte di una comunità energetica rinnovabile.

A queste cifre va sommata quella che si ottiene dall’energia immessa nella C.E. con il Prezzo Zonale Orario. Pertanto la somma dei benefici vari ammonta a circa 0,16 cent di Euro per kWh. Tali valori sono calcolati sull’energia elettrica prodotta e che risulti condivisa ove, per Energia Condivisa si intende, in ogni ora, il minimo tra la somma dell’energia elettrica effettivamente immessa e la somma dell’energia elettrica prelevata per il tramite dei punti di connessione.

Per i consumatori di energia, ovvero coloro che non possiedono un impianto fotovoltaico, la tariffa incentivante ammonta ad una cifra compresa tra gli 8 ed i 10 Cent di Euro per ogni kWh. Tale tariffa è erogata soprattutto in funzione del fatto che consumando l’energia della comunità si evita la trasmissione dell’energia nella rete nazionale (costi di distribuzione).

Quali sono le finalità e gli obiettivi di una comunità energetica industriale?

Gli obiettivi delle comunità energetiche industriali sono i medesimi delle comunità energetiche normali. Possiamo riassumere queste finalità in questo elenco:

  • Salvaguardia ambientale. Uno degli obiettivi delle comunità energetiche industriali è la salvaguardia dell’ambiente che ci circonda. Le imprese e le industrie che ne fanno parte, utilizzando l’energia prodotta dagli impianti a fonti rinnovabili come quelli fotovoltaici, contribuiscono all’abbattimento delle emissioni di CO2 in atmosfera. Per produrre questa energia infatti non vengono sfruttati combustibili fossili che producono gas inquinanti. Anzi, il consumo di questa energia che è distribuita tramite la rete elettrica nazionale ne risulta anche ridotto.
  • Benefici sociali. Partecipare alle comunità energetiche industriali è senza dubbio un modo per creare uno spirito collaborativo fra imprese che vada al di là del mero interesse economico. Spirito collaborativo che potrebbe essere imitato anche dai semplici cittadini creando un circolo virtuoso vantaggioso per tutti.
  • Ritorno di immagine. Far parte di una comunità energetica industriale significa fare la propria parte per cercare di rendere la propria attività più sostenibile. Questo è un aspetto sempre più caro ai consumatori e pertanto può essere sfruttato per ottenere un ritorno di immagine in ambito comunicativo.
  • Vantaggi economici. L’autoconsumo individuale e collettivo garantito dalle comunità energetiche industriali, assiemi ai relativi incentivi sull’energia condivisa, consente alle imprese di ridurre i propri costi energetici. In alcuni casi, queste imprese, potrebbero addirittura dire addio a queste bollette liberando così risorse da utilizzare per aumentare la propria competitività.

Cumulabilità con gli incentivi per il fotovoltaico

Ma i vantaggi economici di partecipare ad una comunità energetica industriale non finiscono di certo qui.

Accedere ad una comunità energetica industriale infatti non preclude l’ottenimento degli altri incentivi per l’efficientamento energetico delle imprese. Questo significa che potresti ottenere gli incentivi per installare il tuo impianto fotovoltaico aziendale come gli ecobonus, il credito d’imposta per le imprese o la legge Sabatini.

In sostanza tra i vantaggi delle comunità energetiche c’è quindi il fatto di poter ottenere un doppio beneficio economico. Quello delle tariffe incentivanti sul consumo di energia e quello dell’abbattimento dei costi dell’investimento!

Conclusioni: L’applicazione di una CER ai distretti industriali

Un distretto industriale che decide di creare una propria comunità energetica industriale ha senza dubbio degli enormi vantaggi per i propri membri. La produzione di energia rinnovabile di un piccolo numero di imprese (PMI) e la condivisione della stessa con altre imprese che la consumano solamente, può garantire a questi soggetti i seguenti vantaggi:

  • Ritorni economici per tutti i membri anche se in misura maggiore per i soggetti produttori;
  • Benefici ambientali per il territorio del distretto industriale con un abbattimento anche dell’inquinamento;
  • Un ritorno di immagine in termini di sostenibilità per i membri della comunità energetica industriale;
  • Una riduzione dell’esposizione alla volatilità del costo energetico e quindi una maggior garanzia sulla pianificazione della sostenibilità dei costi energetici liberando risorse utili alla competitività aziendale
  • Leva finanziaria a 20 anni garantita dallo stato;
  • Aumento del valore dell’immobile qualora si decidesse di installare impianti F.E.R. come quelli fotovoltaici;
  • Accesso alle detrazioni fiscali per l’efficientamento energetico delle imprese.

Cosa aspetti quindi a far parte di una comunità energetica industriale?

Se entrare a far parte di Valore Comunity, la comunità energetica industriale di Solar Cash, compila il form che trovi in questa pagina ed aspetta di essere ricontattato da un nostro operatore!

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Quali sono i vantaggi delle comunità energetiche?

Quali sono i vantaggi delle comunità energetiche? Ecco perché dovresti entrare a farne parte con tua impresa!

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Anche l’Italia, ha finalmente previsto la possibilità di creare le cosiddette comunità energetiche rinnovabili adeguandosi alla normativa europea che già prevedeva questa possibilità.

Queste non sono altro che un insieme di soggetti, sia privati, sia imprese che enti pubblici che si associano per gestire la produzione ed il prelievo di uno o più impianti ad energia rinnovabile. Questi soggetti, associandosi fra di loro possono avere accesso ai diversi vantaggi delle comunità energetiche, soprattutto di natura economica.

Questi vantaggi ovviamente, derivano in gran parte dalla possibilità che hanno di auto-consumare l’energia elettrica che i loro impianti a fonti rinnovabili producono. In effetti, consumando l’energia che producono questi impianti, i membri di una comunità energetica riducono di certo la quantità di energia prelevata dalla rete pubblica. In sostanza riducono i consumi elettrici ottenendo un notevole risparmio in bolletta.

Ma i vantaggi delle comunità energetiche non sono solo questi. Ecco perché abbiamo deciso di esaminare a fondo la questione insieme ai nostri esperti.

Comunità energetiche come funzionano

Le comunità energetiche comportano vantaggi per imprese e famiglie che ne fanno parte.

Come abbiamo visto infatti, le comunità energetiche sono un gruppo di soggetti (comuni, condomini, famiglie o cooperative) capaci di produrre, consumare e condividere energia nel rispetto del principio di autoconsumo energetico e autosufficienza. Per farlo utilizzano impianti che producono energia pulita da fonti rinnovabili come quelli fotovoltaici.

I membri di una comunità possono quindi essere di due tipi: produttori o consumatori di energia. Per il momento ci limitiamo specificare che i produttori sono coloro che possiedono gli impianti, come ad esempio un’azienda che decide di mettere a disposizione della comunità il proprio impianto installato sul tetto del suo capannone. I consumatori invece sono quei soggetti che non possiedono tale impianto e che pertanto beneficiano dell’energia condivisa in rete dai produttori.

Come avrai avuto modo di intuire, la novità delle C.E. non è la possibilità di produrre energia da impianti fotovoltaici, ma la possibilità di scambiare e accumulare energia fra i membri della comunità. Una possibilità che è volta a garantire il massimo livello di autoconsumo e di indipendenza energetica possibile.

I vantaggi delle comunità energetche

Imprese ed industrie, ma anche condomini e privati cittadini possono trarre degli enormi vantaggi dalle comunità energetica. Entrare a farne parte significherebbe beneficiare della produzione e della condivisione di energia prodotta da fonti rinnovabili come quelli fotovoltaici.

Quali sono quindi questi vantaggi delle comunità energetiche? Li abbiamo riassunti qui di seguito.

Vantaggi ambientali delle comunità energetiche

Uno dei vantaggi principali delle comunità energetiche riguarda l’ambiente che ci circonda. I membri di una C.E., utilizzando l’energia prodotta dagli impianti a fonti rinnovabili come quelli fotovoltaici, contribuiscono all’abbattimento della quantità di CO2 in atmosfera. Per produrre questa energia non vengono sfruttati combustibili fossili che producono gas inquinanti, anzi, il consumo di questa energia che è distribuita tramite la rete elettrica nazionale ne risulta anche ridotto.

Vantaggi comunità energetiche sociali

Le comunità energetiche hanno anche dei vantaggi sociali in quanto creano appunto uno spirito di comunità fra i cittadini. Per creare tale spirito è infatti fondamentale condividere un qualcosa, in questo caso l’energia elettrica.

Vantaggi macro economici

L’Italia è un paese che non riesce ad essere indipendente da un punto di vista energetico. In sostanza non riusciamo a produrre abbastanza energia per soddisfare il nostro fabbisogno energetico. E’ per questo motivo che siamo costretti ad “importare energia dall’estero”. Ciò ci espone in maniera grave alle variazione dei prezzi dell’energia, proprio come sta avvenendo in questi giorni con la guerra tra Russia ed Ucraina.

Con le comunità energetiche invece, gruppi di cittadini o di imprese potrebbero essere autosufficienti da un punto di vista energetico. Installando uno o più impianti fotovoltaici e condividendo l’energia che essi producono potrebbero raggiungere e magari ricorrendo anche a dei sistemi di accumulo, potrebbero raggiungere anche l’indipendenza energetica.

Risparmio in bolletta

Grazie alla distribuzione dell’energia autoprodotta fra i membri della comunità energetica, le imprese o i cittadini che ne fanno parte preleveranno molta meno corrente dalla rete elettrica nazionale. Abbattendo i consumi, si abbatteranno anche le bollette. Ma i vantaggi delle comunità energetiche non finiscono di certo qui.

L’energia che i membri preleveranno direttamente dalla comunità energetica costerà molto di meno rispetto a quella della rete elettrica nazionale. Essa infatti non sarà caricata egli altri oneri tipici dei fornitori di energia come ad esempio i costi di distribuzione.

Vantaggi delle comunità energetiche: le tariffe incentivanti

Fra i vantaggi del far parte di una Comunità Energetica come Valore Comunity c’è anche quello di poter godere di particolari tariffe incentivanti sul consumo di energia. Queste tariffe sono diverse in base alla tipologia di soggetto, produttore o consumatore, che parte della comunità.

Coloro che entrano a far parte della comunità come soggetti produttori possono godere di più comunità energetiche vantaggi. Il primo di questi vantaggi è quello di poter accedere alla tariffa incentivante riportata qui di seguito:

  1. 100 €/MWh se l’impianto di produzione fa parte di una configurazione di autoconsumo collettivo;
  2. 110 €/MWh se l’impianto fa parte di una comunità energetica rinnovabile.

Sarà inoltre possibile remunerare l’energia immessa nella C.E. ottenendo il Prezzo Zonale Orario, pertanto la somma dei benefici varia ammonta a circa 0,16 cent di Euro per kWh.

Ci sono vantaggi economici anche per coloro che invece partecipano alla Comunità Energetica come consumatori ovvero per coloro che non possiedono un impianto fotovoltaicoARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) ha infatti definito la restituzione in bolletta di alcuni importi a fronte dell’evitata trasmissione dell’energia nella rete nazionale. Questi importi ammontano ad una cifra compresa tra gli 8 ed i 10 Cent di Euro per ogni kWh.

Cumulabilità con gli incentivi per il fotovoltaico

Accedere ad una comunità energetica, ed accedere alle sue tariffe incentivanti, non preclude l’ottenimento degli altri incentivi. Questo significa che potresti ottenere gli incentivi per installare il tuo impianto fotovoltaico aziendale come gli ecobonus, il credito d’imposta per le imprese o la legge Sabatini.

In sostanza tra i vantaggi delle comunità energetiche c’è quindi il fatto di poter ottenere un doppio beneficio economico. Quello delle tariffe incentivanti sul consumo di energia e quello dell’abbattimento dei costi dell’investimento!

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Comunità energetica rinnovabile: tutto quello che devi sapere

Comunità energetica rinnovabile: cosa è e come funziona. Scopri tutti i vantaggi per la tua impresa

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I tempi recenti ci impongono sempre di più di cambiare radicalmente i nostri consumi energetici. Una delle grandi sfide della modernità è quella di renderli più sostenibili sia da un punto di vista economico che ambientale. Se da un lato il riscaldamento globale sta causando cambiamenti climatici con gravissime conseguenze dall’altro la crisi energetica incombe sulle teste di cittadini, imprese ed amministrazioni pubbliche. La guerra tra Russia ed Ucraina ha infatti provocato un altissimo innalzamento dei prezzi delle bollette. Sono quindi in molti a non potersi permettere più i consumi degli anni passati, ma non solo, le imprese energivore potrebbero rischiare seriamente di chiudere nonostante gli aiuti del governo (ne parliamo qui).

Insomma, la transizione ecologica non può più essere rimandata e la comunità energetica rinnovabile è uno strumento fondamentale a questo proposito. Per questo i cittadini di tutto il mondo stanno cercando di cogliere le opportunità offerte dalle nuove tecnologie che permettono loro di unirsi in modo da acquistare rilevanza nel settore energetico. In questo modo, cittadini ed imprese, si fanno promotori di azioni dirette e partecipate che mirano alla costruzione di una società più equa e sostenibile. In sostanza cittadini ed imprese stanno già passando all’azione installando impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili per aumentare il loro livello di indipendenza energetica attraverso l’autoconsumo diventando dei veri e propri prosumer.

Ma questo è solo il primo passo per dare vita alle comunità energetiche rinnovabili. Pronto a scoprire di cosa siano le C.E.R.? Allora prosegui nella lettura.

Da consumatore a prosumer

Prima di parlare della comunità energetica rinnovabile o C.E.R. è necessario rispondere ad una domanda fondamentale: Cosa s’intende per prosumer?

Il prosumer è l’utente che non si limita al ruolo passivo di consumatore (consumer), ma partecipa attivamente alle diverse fasi del processo produttivo (producer). In pratica, il prosumer è colui che possiede un proprio impianto di produzione di energia (fotovoltaico) e che al tempo stesso consuma una parte dell’energia che produce questo impianto, ovvero la auto-consuma.

Come avremo modo di vedere tra poco, la parte di energia non consumata dal produttore, potrà essere immessa in rete e scambiata con altri soggetti consumatori che si trovano in prossimità del prosumer. In alternativa può essere accumulata in un apposito sistema e dunque restituita alle unità di consumo nel momento più opportuno. Il prosumer quindi è un protagonista attivo nella gestione dei flussi energetici, e può godere di una relativa autonomia e di benefici economici.

La comunità energetica rinnovabile: cos’è

A questo punto è venuto il momento di introdurre il concetto di comunità energetica rinnovabile. Essa non è altro che una coalizione di utenti che, tramite la volontaria adesione ad un contratto, collaborano con l’obiettivo di produrre, consumare e gestire l’energia attraverso uno più impianti energetici locali. Pertanto i membri di una comunità energetica sono di fatto dei prosumer.

Le comunità energetiche sono tutte accomunate da uno stesso obiettivo: fornire energia rinnovabile a prezzi accessibili ai propri membri favorendo quanto più possibile l’autoconsumo. Quest’ultimo concetto in particolare, si riferisce alla possibilità di consumare in loco l’energia elettrica prodotta da un impianto di generazione locale per far fronte ai propri fabbisogni energetici.

Le reti energetiche come le conosciamo oggi, quindi, in un futuro potrebbero cambiare totalmente. Con lo sviluppo del modello della comunità energetica rinnovabile infatti esse potranno godere di una distribuzione dell’energia sempre più decentrata e localizzata. Il modello di distribuzione della stessa infatti non sarà più da “uno a molti” ma da “molti a molti” .

Tuttavia, per dare vita ad un sistema in grado di produrre, consumare e scambiare energia in un’ottica di autoconsumo e collaborazione è necessario coinvolgere, cittadini, attività commerciali, ed imprese del territorio.

Autoconsumo e la definizione di Comunità energetica rinnovabile

Produrre, immagazzinare e consumare energia elettrica prodotta da un impianto di generazione locale permette al prosumer di contribuire attivamente alla transizione energetica e allo sviluppo sostenibile del Paese. Partecipando alla comunità energetica rinnovabile, il prosumer favorisce l’efficienza energetica promuovendo al tempo stesso lo sviluppo delle fonti rinnovabili.

Grazie alla comunità energetiche rinnovabili come Valore Comunity l’autoconsumo può essere attuato non solo in forma individuale ma anche in forma collettiva. Pensiamo ad esempio ai condomini oppure alle comunità energetiche locali.

Ovviamente, per consentire un funzionamento ottimale della Comunità Energetica Rinnovabile è necessario sovrapporre l’offerta di energia alla domanda di consumo. In sostanza la potenza degli impianti dei producer di una comunità energetica dovrebbe riuscire a soddisfare quanto più possibile la potenza richiesta dai membri. Proviamo ad essere più chiari. Se un impresa possiede un fotovoltaico installato sul proprio tetto, l’energia che produce questo impianto che verrà utilizzata dall’impresa, potrà per esempio essere condivisa con le abitazioni nelle sue vicinanza grazie alla comunità energetica.

La regolamentazione delle Comunità Energetiche

Le comunità energetiche rinnovabili sono normate sia a livello Europeo che a livello di singoli stati.

A livello Europeo, le normative di riferimento principali sono le seguenti:

  • La Direttiva sulle energie rinnovabili (Direttiva UE 2018/2001), in cui sono riportate le definizioni di autoconsumo collettivo e di Comunità di Energia Rinnovabile (CER),
  • La Direttiva sul mercato interno dell’energia elettrica (Direttiva UE 2019/944) che definisce la Comunità Energetica dei Cittadini (CEC).

Entrambe le Direttive, definiscono la comunità energetica rinnovabile come “un soggetto giuridico” fondato sulla “partecipazione aperta e volontaria”. Lo scopo di questo soggetto non è la generazione di profitti finanziari, ma il raggiungimento di benefici ambientali, economici e sociali per i suoi membri o soci o al territorio in cui opera. Le aziende del settore energetico (fornitori e ESCO) pertanto non possono far parte delle C.E.R.

A livello italiano invece le normativa di riferimento è contenuta all’interno del Decreto Milleproroghe che di fatto recepisce le indicazioni della Direttiva Europea “Renewable Energy Directive” (RED II) ricalcandone obiettivi e finalità. In particolare, il decreto stabilisce che alle comunità possa partecipare chiunque consumi energia. Non solo quindi i possessori di un impianto di produzione dell’energia a fonti rinnovabili ma anche coloro che non ne possiedono uno.

Inoltre, la comunità energetica rinnovabile, per essere tale, deve anche possedere le seguenti caratteristiche:

  1. Essere vincolata da contratti di natura privata per quanto riguarda accordi per la vendita di energia;
  2. Scambiare energia attraverso la rete di distribuzione esistente.

Gli incentivi alla comunità energetica rinnovabile

Per promuovere l’autoconsumo collettivo generato tramite la comunità energetica Arera ha individuato delle tariffe incentivanti per remunerare l’energia auto-consumata istantaneamente. Tali tariffe potrebbero quindi ridurre notevolmente il costo delle bollette per l’elettricità per le imprese e cambiano in base alla configurazione di autoconsumo di energia ed anche in base al soggetto che ne beneficia. Per i consumatori, ovvero coloro che non possiedono un impianto di produzione dell’energia da fonti rinnovabili le tariffe incentivanti ammontano ad una cifra compresa tra gli 8 ed i 10 Cent di Euro per ogni kWh.

I prosumer invece possono beneficiare queste due tariffe incentivanti:

  • 100 €/MWh per l’Energia condivisa nell’ambito dell’autoconsumo collettivo (stesso edificio o condominio);
  • 110 €/MWh per l’Energia condivisa nell’ambito delle comunità energetiche rinnovabile (stessa cabina elettrica di media/bassa tensione);

A queste tariffe vanno poi sommate la restituzione di alcune voci in bolletta a fronte dell’evitata trasmissione dell’energia in rete che questi impianti permettono, oltre la remunerazione dell’energia secondo il Prezzo Zonale Orario. La somma dei benefici varia dai 150 ai 160 Euro/MWh ossia circa 0,16 cent di Euro ogni kWh immesso nella Comunità Energetica Rinnovabile.

Per accedere a questi incentivi, l’impianto in questione deve essere stato installato dopo il 1º marzo 2020. La tariffa d’incentivo, così come definito dal Decreto Legge del 16 settembre 2020, sarà cumulabile con le detrazioni fiscali, ove disponibili. Consentendoti quindi di ottenere un doppio risparmio: uno per l’installazione dell’impianto fotovoltaico (Leggi l’ultimo aggiornamento sugli incentivi fotovoltaico aziende 2024 cliccando qui!) ed uno sulle bollette elettriche.

I vantaggi per le imprese di una comunità Energetica Rinnovabile

Sono molti i vantaggi legati al far parte di una comunità energetica rinnovabile per le imprese. Facendo partecipare la tua impresa ad una comunità energetica rinnovabile potresti:

  • Risparmiare in bolletta: Più il tuo impianto produrrà energia, più potrai consumarla evitando di prelevarla dalla rete elettrica nazionale. I bilanci della tua azienda ti ringrazieranno!
  • Usufruire delle tariffe incentivanti per le C.E.R.. In caso tu non riesca a soddisfare i tuoi consumi solo tramite l’autoconsumo, potrai godere delle tariffe incentivanti per abbattere il costo dell’energia che la tua azienda preleverà dalla rete elettrica nazionale generando un ulteriore risparmio.
  • Accedere alle agevolazioni fiscali (detrazioni o credito d’imposta) per l’installazione degli impianti fotovoltaici. Non solo quindi il risparmio sulle bollette ma anche dei vantaggiosi incentivi per abbattere il costo dell’investimento per l’installazione dei pannelli solari.
  • Riduzione dell’impatto ambientale. Poiché l’energia delle comunità energetiche rinnovabili viene prodotta appunto da fonti rinnovabili potrai rendere più green la tua attività evitando emissioni di CO₂ o di altri gas clima alteranti ed migliorare la tua immagine.

Entra a far parte di Valore Comunity ed inizia a risparmiare!

Valore Comunity, la comunità energetica rinnovabile di Solar Cash srl, nasce proprio per un preciso scopo: quello di offrire ai nostri clienti un’opportunità unica in termini di risparmio sulla propria bolletta dell’energia.

Entrando in Valore Comunity non dovrai preoccuparti di nulla. Saremo noi a gestire tutta la contabilità e le questioni amministrative in maniera chiara e trasparente. In questo modo potremo dare forma ai vostri progetti e darvi la possibilità di godere degli incentivi statali. Ogni partecipante riceverà un report mensile ed annuale per consentirvi una verifica di tutte le somme erogate. Ultimo ma non per importanza comunicheremo agli enti competenti mensilmente ed annualmente ogni report o documento indispensabile per mantenere negli anni gli incentivi.

Pertanto…. Cosa aspetti ad entrare a far parte di Valore Comunity? 

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Conto Termico 2.0 per le imprese: cosa è e come funziona

Conto Termico 2.0 per le imprese: cosa è e come funziona questo incentivo per l’efficientamento energetico delle aziende?

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Se sei un imprenditore conoscerai benissimo il legame che tra efficienza e consumi energetici. Gestire in maniera efficiente e produttiva i macchinari di un impresa oltre che il suo riscaldamento richiede un enorme sforzo economico. Sforzo che oggi è ancora più alto e grande visti i recenti rincari delle bollette che stanno colpendo le imprese in questi mesi soprattutto dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Gestire in maniera efficiente gli strumenti energivori della propria azienda significa garantirsi adeguate prestazioni produttive e di comfort, al giusto costo. Garantire questo equilibrio, però, diventa impossibile con impianti energivori obsoleti, soprattutto in presenza di uno scarso isolamento delle superfici.

E’ in questi casi che occorre intervenire per ridurre i costi energetici. Tali interventi rientrano in due casistiche principali:

  • o l’ammodernamento di un vecchio impianto per migliorarne le prestazioni;
  • oppure direttamente la sua sostituzione con uno nuovo che magari sfrutta un altro combustibile (meno costoso) o meglio ancora le fonti di energia rinnovabili.

Per questo lo stato italiano ha previsto delle forme di agevolazioni fiscali per gli interventi di efficienza energetica nelle aziende. Una di queste agevolazioni è particolarmente conveniente visto che può farti ripagare fino al 65% della spesa sostenuta. Stiamo parlando del Conto Termico 2.0 per le imprese che ha anche l’innegabile vantaggio di restituirti la cifra in tempi brevi (ne parliamo anche qui).

Ma in cosa consiste di preciso il Conto Termico 2.0 per le imprese? 

Abbiamo cercato di rispondere a questa domanda in maniera precisa qui di seguito.

Conto Termico per imprese: cos’è e perché conviene

Il Conto termico è una misura di agevolazione che è stata introdotta originariamente grazie al D.M. 28/12/2012. Scopo della misura è quello di incentivare gli i interventi per l’incremento dell’efficienza energetica e la produzione di energia termica da fonti rinnovabili per impianti di piccole dimensioni.

Tuttavia, la norma, non era scevra da criticità, pertanto la sua applicazione era limitata.

Per questo motivo è stata disposta la modifica del meccanismo tramite il Decreto Interministeriale 16 febbraio 2016. E’ proprio grazie a questa normativa che è nato quello che ora conosciamo come il Conto termico 2.0 per le imprese.

Il Conto Termico 2.0 si rivolge infatti alle imprese ma anche alle Pubbliche amministrazioni ed ai privati e, appunto, aziende.

Si tratta però di una misura di cui si può usufruire fino ad esaurimento fondi che però vengono stanziati annualmente. Pertanto, a meno che non venga abolito, il Conto Termico 2.0 per le imprese non ha una vera e propria data di scadenza. I fondi stanziati sono così disposti: 900 milioni di euro annui, di cui 200 destinati alle Pubbliche amministrazioni.

La misura permette di incentivare fino al 65% delle spese sostenute e tale incentivo è erogato direttamente tramite bonifico bancario. Il limite massimo di questo bonifico è un’unica rata di 5.000€ e i tempi di pagamento sono all’incirca di 2 mesi. Con importi maggiori, viene erogato in rate costanti annuali per un periodo che va dai 2 ai 5 anni.

Il Conto Termico 2.0 per le imprese quindi è molto appetibile rispetto ad altre forme di agevolazione fiscale. Questo perché permette di recuperare gran parte dell’investimento e permette di farlo in tempi rapidi: due fattori che fanno molta gola alle aziende che si trovano in difficoltà. In questo modo, il Conto Termico 2.0 per le imprese riesce ad essere un importante aiuto in quanto facilita l’acquisto di impianti efficienti che garantiscono maggiori prestazioni e immediati risparmi in bolletta.

Quali interventi rientrano nel Conto Termico 2.0 per le imprese?

Prima di procedere ad un intervento di efficientamento energetico dell’impresa è necessario produrre il documento di Diagnosi Energetica. Tale documento racchiude al suo interno i dati relativi a tutti i processi che incidono sui costi energetici. Per questo è a tutti gli effetti il primo passo da compiere per progettare l’intervento in modo da massimizzare i risultati in termini di prestazioni e di risparmio energetico, tenendo conto della fattibilità tecnica e della convenienza economica. Ebbene il Conto Termico 2.0 per le imprese incentiva questo documento al 50%.

Gli interventi che possono essere incentivati con il Conto Termico 2.0 per le aziende danno diritto ad un incentivo del 65% e riguardano sempre la sostituzione del vecchio impianto di climatizzazione con:

  • impianto a pompa di calore;
  • caldaia e stufa a biomassa;
  • solare termico;
  • Impianto ibrido a pompa di calore.

Specifichiamo che in nessun caso il Conto Termico 2.0 incentiva nuove installazioni.

Come richiedere l’incentivo del Conto Termico per le aziende?

Precisiamo fin dall’inizio che le aziende possono richiedere il Conto Termico 2.0 per le imprese unicamente a seguito del completamento dei lavori di efficientamento energetico. Pertanto dovranno sostenere tutti i costi per poter ricevere il rimborso.

Tale richiesta può pervenire attraverso due modalità:

  1. dal soggetto responsabile, ovvero colui che ha sostenuto le spese dell’intervento e che dispone dell’edificio/unità immobiliare su cui l’intervento e/o la misura di efficienza energetica è stata realizzata;
  2. da una Energy Service Company – ESCo che abbia stipulato con il soggetto responsabile un contratto di servizio energia o di prestazione energetica

Quali sono le pratiche da sbrigare per ottenere l’incentivo del Conto termico 2.0 per le imprese?

Le aziende che intendono presentare le pratiche per l’accesso al Conto Termico 2.0 per le imprese in veste di soggetto responsabile devono predisporre una voluminosa documentazione. Abbiamo riportato qui di seguito l‘elenco dei documenti necessari:

  • la dichiarazione della dimensione dell’impresa come da normativa;
  • la dichiarazione del fine lavori redatta o dal soggetto responsabile (scaricabile a questo link alla voce Modello 6) o da un tecnico abilitato;
  • schede tecniche degli strumenti installati;
  • certificazione del produttore degli elementi impiegati;
  • fatture e bonifici delle spese sostenute come stabilito dalle regole applicative del Conto Termico 2.0 e consultabili attraverso questo link);
  • documentazione fotografica attestante l’intervento sostenuto come stabilito dalle regole applicative del Conto Termico 2.0;

Solamente dopo aver reperito questi documenti il soggetto responsabile può procedere alla presentazione della richiesta per accedere al Conto Termico 2.0. Per farlo dovrà registrarsi nell’area clienti del sito del GSE dove gli verrà chiesto di identificarsi in base alla tipologia di utente. Una volta registrato dovrà dovrà procedere alla richiesta di servizi che per il caso specifico si tratta di FER-TER Conto Termico che ha un suo portale dedicato, tramite il quale, aprendo una nuova richiesta, avvierà la vera procedura.

Solo al termine di tutti i passaggi della procedura l’utente potrà scaricare il contratto d’incentivo per procedere all’invio definitivo dell’istanza, per poi aspettare di ricevere l’esito del GSE SpA (positivo, richiesta d’integrazione oppure negativo).

Accedi al Conto Termico per la tua azienda con Solar Cash!

Come hai avuto modo di vedere, le pratiche necessarie per accedere al Conto Termico 2.0 per le imprese sono piuttosto complesse. I documenti da presentare sono molti ed il meccanismo che decreta l’ottenimento dell’incentivo è molto rigido e perciò regna sempre una certa insicurezza in merito al suo ottenimento.

Il caso peggiore è quello di un imprenditore che, avendo effettuato un investimento sull’intervento di efficientamento energetico, potrebbe trovarsi negato l’ottenimento dell’incentivo. In questo caso non potrebbe recuperare il 65% del costo sostenuto in breve tempo.

Per questo motivo, il Conto Termico 2.0 per le imprese è un incentivo che ancora non è sfruttato appieno.

Tuttavia, l’opportunità che offre questo incentivo è davvero vantaggiosa. Soprattutto nel caso in cui queste aziende siano supportate da una ESCO come noi di Solar Cash.

Noi di Solar Cash s.r.l. ci differenziamo dalle altre imprese presenti sul mercato perché garantiamo, grazie al nostro know-how accumulato nel corso degli anni, l’ottenimento dell’incentivo. In questo modo limitiamo al minimo i rischi dell’imprenditore che vuole sostenere tali interventi di efficientamento energetico.

Sei interessato ad ottenere il Conto Termico 2.0 per la tua impresa?

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Incentivi efficienza energetica 2023 per le imprese

Incentivi efficienza energetica 2023 per le imprese che vogliono abbattere i propri consumi: la guida completa

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Continuando la tradizione degli incentivi fiscali, anche nel 2023 saranno presenti diverse agevolazioni a disposizione delle aziende che intendono investire in efficienza energetica. Nell’arco di questo anno infatti, la situazione economica delle imprese italiane si è particolarmente aggravata anche a causa della crisi energetica. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha infatti fatto lievitare il costo del gas naturale provocando degli enormi rincari in bolletta. Ciò ha messo in ginocchio molte aziende ed imprese italiane che adesso, a causa dell’aumento delle bollette, rischiano seriamente di chiudere. Piove sul bagnato insomma, vista la precedente crisi generata dalla pandemia.

Per fortuna il governo italiano, proprio in concomitanza con l’esplodere della pandemia, aveva introdotto o rafforzato quelle esistenti, degli incentivi per l’efficienza energetica rivolti alle imprese. Questi incentivi efficienza energetica 2023 saranno in vigore anche il prossimo anno con il duplice scopo di aiutare le imprese a sostenere i costi delle loro bollette e di abbattere le emissioni di CO2.

Abbiamo provato a fare un po’ di chiarezza in questo approfondimento qui di seguito.

Incentivi efficienza energetica 2023 per le imprese: tutte le detrazioni fiscali

Fra gli incentivi per l’efficienza energetica delle imprese che rimarranno in vigore anche durante il 2023 ci sarà sicuramente l’Ecobonus. Tale agevolazione infatti sarà valida fino al 31 dicembre 2024.

L’agevolazione non è altro che una detrazione dall’Irpef, o dall’Ires nel caso delle imprese che ammonta al 50 o al 65% della spesa sostenuta  e che sarà recuperabile in 10 anni. La spesa deve però essere correlata agli interventi di efficientamento energetico che il beneficiario sostiene per migliorare le prestazione energetiche degli edifici esistenti. In particolare, anche gli edifici strumentali all’attività d’impresa o professionale possono beneficiare di questa detrazione.

L’ ammontare massimo della detrazione varia da 30.000 a 100.000 euro in funzione del tipo di intervento.

Attenzione! Il Decreto Legge 11/2023 ha impattato sulla cessione del credito d’imposta bloccandola. Clicca qui per conoscere le ultime novità.

Superbonus alberghi all’80%

A novembre dello scorso anno, il Decreto legge 152/2021, conosciuto anche come Decreto PNRR, ha istituito una misura di incentivo per l’efficienza energetica per le imprese del settore alberghiero. Si tratta del cosiddetto Superbonus Alberghi che stabilisce un credito d’imposta con l’aliquota dell’80% per le strutture ricettive che effettuano interventi di:

  • efficientamento energetico,
  • riqualificazione antisismica,
  • eliminazione delle barriere architettoniche,
  • realizzazione di piscine termali,
  • digitalizzazione.

Questo credito d’imposta potrà essere utilizzato in compensazione tramite F24, ovvero è come se questi soggetti avessero degli sconti sulle tasse da pagare all’erario e potranno farlo fino al 31 dicembre 2024.

A questo credito d’imposta è possibile cumulare anche un altro incentivo per l’efficienza energetica delle imprese. Accanto ad esso è stato infatti introdotto un contributo a fondo perduto fino a un massimo di 100.000 euro a patto che con esso non si superi complessivamente l’ammontare dei costi sostenuti.

Oltre ad essere portato in detrazione tramite F24, il credito d’imposta maturato con la detrazione, può anche essere ceduto a soggetti terzi, in tutto o in parte.

Incentivi efficienza energetica imprese 2023: Credito d’imposta beni strumentali

Fino al 31 dicembre 2022 è inoltre disponibile un altro incentivo per l’efficienza energetica imprese: il credito d’imposta per beni strumentali nuovi. La scadenza di questo importante incentivo, precisiamo subito, può slittare anche al 30 giugno 2023 nel caso in cui entro il 31 dicembre 2021 sia stato effettuato l’ordine dei materiali necessari all’intervento e versato un acconto di almeno il 20%.

A questo punto è necessario fare un importante distinzione:

  • per i beni strumentali “tecnologici” sotto il cappello di “industria 4.0” il credito d’imposta nel 2022 varierà dal 10 al 40% a seconda dell’ammontare degli investimenti.
  • per tutti gli altri beni strumentali “nuovi”, tra cui rientrano anche gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili come quelli fotovoltaici, il credito d’imposta per il 2022 sarà del 6%, rispetto al credito d’imposta del 10% in vigore nel 2021.

Non sappiamo se questo incentivo imprese per l’efficienza energetica venga prorogato per tutto il 2023 o oltre. Quello che è certo è che, in una situazione di incertezza economica come questa, le imprese non possono essere abbandonate a se stesse. Confidiamo pertanto che il legislatore trovi nuovi metodi per agevolare gli interventi di efficientamento energetico che sono l’unica vera soluzione alla crisi energetica che ci colpisce.

Incentivi per l’efficienza energetica delle imprese 2023: le comunità energetiche

Tra gli incentivi per l’efficienza energetica delle imprese vi sono anche quelli relativi alle comunità energetiche. Le comunità energetiche sono un insieme di soggetti, comprese imprese e amministrazioni pubbliche che si dotano di uno o più impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili con l’obiettivo di condividere l’energia prodotta da questi impianti ed autoconsumarla.

Consumando l’energia che produce l’impianto in questione di fatto, i membri della comunità energetica possono risparmiare notevolmente sui loro costi energetici. Inoltre i membri della comunità energetica possono fruire di tariffe agevolate per il consumo di energia (0,12 € / kWh per i consumatori, 0,18 € / kWh per i produttori). Tali tariffe, se unite all’energia autoprodotta dall’impianto aziendale, generano ulteriori risparmi.

In altre parole, gli incentivi per l’efficienza energetica delle imprese, possono essere utilizzati da quest’ultime per installare un impianto fotovoltaico. Se più imprese si dotassero di tali impianti e costituissero una comunità energetica, potrebbero anche raggiungere un clamoroso obiettivo: l’indipendenza energetica

E ora che sei a conoscenza di tutti gli incentivi per l’efficienza energetica delle imprese 2023 contattaci compilando il modulo che trovi qui sotto ed aspetta la chiamata del nostro operatore! 

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Impianto fotovoltaico per piccole imprese: conviene?

L’impianto fotovoltaico per piccole imprese è un investimento che stra-conviene. Spieghiamo perché

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Come ti sarai sicuramente accorto, il prezzo dell’energia e del gas è in continuo aumento. La guerra tra Ucraina e Russia ha scatenato un rialzo continuo dei prezzi del gas che si riflette anche sull’energia elettrica.

Il risultato sono bollette astronomiche che le imprese si ritrovano a dover pagare alla fine di ogni mese. E’ soprattutto a causa di queste bollette che le piccole imprese faticano sempre più ad uscire dalla crisi generata dal covid e le misure di lock down prima e dal caro energia poi. Quella che migliaia di imprenditori si trovano davanti è una situazione drammatica che non rende conveniente la produzione. Anzi in alcuni casi costringe le imprese alla chiusura in quanto per loro, produrre, equivale a perdere denaro.

In questo contesto sono in molti a cercare delle soluzioni alternative per procurarsi l’energia necessaria alla propria attività. Fra queste soluzioni c’è senza dubbio il fotovoltaico per piccole imprese che può dare una grossa mano in termini di fornitura di energia elettrica. Grazie al fotovoltaico per piccole imprese, magari abbinato a delle batterie di accumulo, questi soggetti potrebbero fare affidamento su una quota consistente di autoconsumo di energia e limitare così i costi delle bollette.

Ma quanto conviene installare un impianto fotovoltaico per piccole imprese?

Abbiamo cercato di rispondere a questa domanda tramite un esempio. Abbiamo ipotizzato che una piccola impresa con consumi di circa 200mila kWh/anno abbia deciso di installare dei pannelli fotovoltaici per diminuire i propri consumi elettrici. Ipotizzati i consumi abbiamo provato a calcolare a quanto ammonterebbe il risparmio per le attività che decidono di installare un impianto fotovoltaico per piccole imprese.

A questo proposito forse ti interesserà leggere questo approfondimento in cui ti spieghiamo cosa è e come calcolare un business plan fotovoltaico.

Ecco i risultati

Come ridurre le spese per i consumi energetici

Per ridurre le spese di un impresa un approccio particolarmente pragmatico potrebbe essere quello di ridurre le spese energetiche. Come abbiamo visto, ci sono diverse soluzioni a disposizione che passano dall’utilizzo delle rinnovabili. Fra queste vi è quindi il fotovoltaico che garantisce un taglio alla bolletta dell’elettricità.

Il fotovoltaico per le piccole imprese è un investimento fra i più sicuri e vantaggiosi che un imprenditore può fare. E questo a prescindere dal livello dei consumi e dalla tipologia di impresa, commerciale o industriale. Ma veniamo al nostro esempio.

Abbiamo preso il caso di un’azienda con consumi intorno ai 200 MWh (200.000 kWh) all’anno, con una spesa della bolletta elettrica tra 60 e 65mila euro. Il prezzo per kWh è di circa 30 centesimi soltanto, quindi meno di quanto la paghino oggi le aziende. Tuttavia abbiamo deciso di considerare questo prezzo presupponendo che nel giro di qualche anno il prezzo dell’elettricità cali di nuovo.

Un impianto fotovoltaico per questa piccola impresa potrebbe essere dimensionato in circa 120 kWp. Ovviamente abbiamo ipotizzato che la stessa abbia a disposizione una superficie sul tetto dell’edificio aziendale di 750-850 mq (es. 25×35 metri circa).

Dati alla mano, abbiamo ipotizzato la produttività annuale di questo impianto tenendo conto anche della sua collocazione geografica. In particolare, questo impianto fotovoltaico per piccole imprese produrrebbe circa:

  • 135 MWh al nord,
  • 160 MWh in Italia centrale,
  • 180 MWh al sud.

Il costo dell’impianto fotovoltaico installato, senza Iva, oggi si aggira in circa 135-145mila euro (1.100-1.200 euro per kWp) considerando una potenza di 120 kW. Il prezzo non tiene conto di particolari complicazioni installative come del resto non vengono considerati incentivi ed agevolazioni. A questo proposito puoi approfondire l’argomento qui.

Fotovoltaico per piccole imprese: quali benefici economici?

A questo punto è venuto il momento di calcolare i benefici economici derivanti da un impianto fotovoltaico per piccole imprese. Nel nostro esempio abbiamo ipotizzato che l’impresa si trovi nel nord Italia ed abbiamo previsto un autoconsumo del 70%. Ciò significa che ipotizziamo che venga consumata istantaneamente il 70% dell’energia prodotta dall’impianto durante l’anno.

Con queste premesse, l’imprenditore che ha deciso di installare questo impianto fotovoltaico per piccole imprese, potrebbe evitare il consumo di ben 95 MWh/anno (95.000 kWh). Una tale quantità di energia, per lo stesso avrebbe un costo pari a zero euro. Considerando quindi un prezzo medio del kWh in bolletta di 30 centesimi avremo un risparmio annuale di 28.500 euro.

A questo beneficio dovremmo aggiungere l’introito derivante dallo scambio sul posto (o ritiro dedicato). Tale introito dovrebbe essere calcolato sulla differenza tra la generazione totale dell’impianto solare e l’autoconsumo (nel nostro caso circa 40 MWh). Se ogni kWh ceduto alla rete verrà valorizzato circa 15 cent€/kWh l’introito sarà di circa 6.000 euro/anno.

In totale, il beneficio economico consentito dal nuovo impianto fotovoltaico per piccole aziende potrebbe quindi ammontare ogni anno a circa 34-35.000 euro. Considerando anche le spese di manutenzione e di natura burocratica potremo arrotondare questa cifra per difetto a 33mila euro.

I tempi di rientro dell’investimento

I tempi di rientro per un investimento in un impianto fotovoltaico per piccole imprese, considerando i presupposti qui sopra, possono essere stimati in circa 4 anni (140.000: 33.000: 4,2 anni). Questo se l’impianto si trova al nord. I tempi di rientro scendono a circa 3,4 anni per un identico impianto in centro Italia e a 3,1 anni nel meridione.

Superato il tempo di rientro, il beneficio economico sulle bollette, sarà in realtà un guadagno per l’azienda. Inoltre c’è da considerare la durata di un tale impianto fotovoltaico per piccole imprese che è stimabile in almeno 20 anni.

A questi aspetti va aggiunto anche il beneficio derivante dall’ammortamento annuale (aliquota del 9%) che andrà ad abbattere le spese aziendali per IRES e IRAP.

Il revamping fotovoltaico inoltre rappresenta un’opportunità per massimizzare l’efficienza del tuo impianto industriale. Questo processo di ammodernamento può portare benefici economici notevoli, grazie agli incentivi disponibili. Vuoi scoprire come i tuoi investimenti possano fruttare ancora di più? Clicca qui per saperne di più sugli incentivi per il revamping.

Conclusioni

Quella del fotovoltaico per piccole imprese quindi, al netto di finanziamenti bancari, è una spesa che oggi converrebbe a tutte le aziende in grado di investire queste cifre.

Cifre che non solo non sono così elevate come si potrebbe pensare, visto che il tempo di rientro è inferiore ai 5 anni, ma anche perché in prospettiva diventa una sorta di assicurazione contro le fluttuazioni dei costi dell’elettricità per almeno un paio di decenni.

Ora che sei a conoscenza di tutti i benefici del fotovoltaico per piccole imprese puoi richiedere ulteriori informazioni contattandoci compilando il modulo che trovi qui sotto con i tuoi dati! Un nostro operatore ti richiamerà nel più breve tempo possibile.

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Energy release per le imprese al via! Prezzo calmierato a 210 euro per MWh

Il ministro Cingolani ha firmato il Decreto Energy release! Per le imprese il prezzo dell’energia sarà calmierato a 210 euro per MWh

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Lo scorso 17 settembre il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha annunciato di aver firmato il decreto che prevede la vendita diretta di elettricità a prezzi calmierati (il testo è disponibile qui). Il decreto “Energy Release” permetterà a clienti industriali interrompibili, Pmi e utenti delle isole (Sardegna e Sicilia) di acquistare energia elettrica ad un prezzo di 210 euro per MWh. Questi soggetti potranno quindi ottenere un notevole risparmio in bolletta. Il DM, ricordiamo, consente di attuare le disposizioni del decreto Energia 17/2022 (art. 16-bis), convertito con la legge 34/2022.

Precisiamo inoltre che un provvedimento simile sarebbe in dirittura d’arrivo per quanto riguarda il prezzo del gas metano. Tuttavia per il momento i lavori sono ancora in corso e non c’è nulla di certo.

Il provvedimento noto come “energy release” si affianca inoltre al Decreto Aiuti ter approvato in questi giorni dal presidente del Consiglio uscente Mario Draghi. Questo decreto aveva a sua volta introdotto misure contro il caro energia (di cui parliamo qui) e che ha introdotto una garanzia statale gratuita sui prestiti alle imprese in crisi di liquidità per il caro bollette ed un nuovo credito d’imposta al posto del pagamento delle bollette.

La misura energy release, in questa prima fase, disciplina le modalità e le condizioni con le quali il GSE cede l’energia elettrica prodotta da fonti green. Tale energia infatti è molto conveniente perché beneficia di tariffe onnicomprensive oppure beneficia del servizio di ritiro e vendita a lungo termine, e, nell’ambito dei meccanismi già previsti del ritiro dedicato dell’energia o dello scambio sul posto. La disponibilità del GSE ammonta a 18 terawattora di energia che saranno assegnati tramite aste del GSE.

Tutto questo ha l’obiettivo di scorporare il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas, tarandosi su un prezzo calmierato di 180 euro a megawattora.

Approfondiamo le misure contenute nel Decreto energy release qui di seguito.

Energy release: prezzo calmierato a 210 euroMWh per l’energia elettrica

Il prezzo dell’offerta di cessione dell’energia elettrica è stato fissato dal Decreto energy release a 210 euro per MWh. Tuttavia questo prezzo potrà, in qual caso dovrà, essere modificato in base alle indicazioni di Bruxelles. Dalla capitale del Belgio è infatti arrivata la proposta di un tetto di 180 euro/MWh per la produzione elettrica degli impianti infra-marginali, pertanto il prezzo stabilito potrà essere visto al ribasso.

Imporre questo prezzo calmierato è il primo passo per scorporare il prezzo della luce da quello del gas. Le previsioni sono incoraggianti visto che il prezzo della cessione dell’energia elettrica prodotta da rinnovabili ammonta alla metà del prezzo attuale che si aggira sui 450 euro a Mwh. In questo modo, tutte le aziende potranno beneficiare di una riduzione sostanziale di prezzi delle loro bollette. Un beneficio particolarmente sostanzioso per tutte quelle imprese energivore ovvero quelle che per la loro attività produttiva hanno bisogno di enormi quantità di energia.

In realtà quella del prezzo a 210 euro per MWh è una sconfitta rispetto alle ipotesi iniziali che si aggiravano tra i 15 e 130 euro per megawattora. Tuttavia, le circostanze particolarmente critiche di questi giorni hanno purtroppo condizionato al rialzo questo prezzo calmierato previsto dalle misure energy release.

Precisiamo ancora una volta che il prezzo non è fisso ma potrà essere aggiornato. Visto che l’energia è soggetto ad eventuali variazioni di costo “derivanti da diverse e migliori condizioni di mercato per l’energia sottesa ai contratti di ritiro dedicato e scambio sul posto” è stata prevista la possibilità di aggiornare questi prezzi. Ciò significa che il prezzo può aumentare e diminuire a seconda dell’andamento del mercato.

GSE, determinazione e cessione dell’energia elettrica nelle sue disponibilità

Le misure di energy release approvate il 17 settembre stabiliscono che sia il GSE ad individuare i volumi di energia elettrica prodotti da fonti rinnovabili a sua disposizione. Tali volumi devono essere individuati entro 10 giorni dall’entrata in vigore dal decreto. Una volta individuati questi volumi dovrà comunicarli al Gestore dei mercati energetici (GME). Con essi dovrà anche far pervenire al medesimo soggetto l’offerta di vendita dei predetti volumi. Sarà il GME poi a pubblicare queste offerte le quali potranno poi essere oggetto di negoziazione.

Una volta stabilito il prezzo (individuato in 210 euro per MWh), questi volumi potranno essere ceduti. La procedura di cessione di questi volumi è disciplinata da quella  di selezione indicata dallo stesso Dm ovvero tramite la stipula di contratti a termine di durata fino al 31 dicembre 2025.

A disposizione ci sono 18 TWh di energia prodotta da fonti rinnovabili da assegnare agli utenti. Tale assegnazione avverrà  mediante un meccanismo di cessione per differenza a due vie, calcolando (sul 70% dei volumi aggiudicati) la differenza tra il prezzo di allocazione e il prezzo medio mensile sul mercato elettrico. Le condizioni da rispettare per avere accesso a questi volumi sono le seguenti:

  • ogni cliente può richiedere, anche in forma aggregata, un minimo di 1 GWh/anno;
  • il volume massimo richiesto non deve superare il 3% di quello complessivamente offerto dal Gse e il 30% del consumo medio degli ultimi tre anni.

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Come risparmiare sul riscaldamento degli uffici?

Come risparmiare sul consumo medio di gas per il riscaldamento uffici. Tutto quello che c’è da sapere

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Il prezzo delle forniture di gas naturale è schizzato alle stelle e di conseguenza anche le bollette per il riscaldamento. Il fenomeno, dovuto in un primo momento dagli effetti della pandemia, ha subito un nuovo slancio dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Il risultato è che il prezzo del gas è aumentato anche di 6 volte rispetto all’anno precedente con conseguenze disastrose sul comparto produttivo italiano. Sono molte le imprese energivore infatti che rischiano di chiudere perché non riescono a sostenere i costi energetici: produrre non solo non porta i guadagni sperati ma è una spesa.

Come fare a sopravvivere a questa situazione? Esistono dei metodi per risparmiare sul riscaldamento di uffici o degli altri ambienti lavorativi come magazzini e capannoni?

In questo approfondimento ci concentreremo su come risparmiare sul riscaldamento uffici, visto che su come riscaldare magazzini capannoni abbiamo già parlato qui. Gli uffici accolgono ogni giorno migliaia di lavoratori, per questo per riscaldarli ma anche per fare in modo che abbiano energia sufficiente a svolgere le attività lavorative è necessario sostenere ingenti costi. Prima di analizzare il punto situazione insieme ai nostri esperti possiamo tranquillamente anticipare che le soluzioni sono sostanzialmente due:

  • cambiare abitudini stando attenti ai consumi;
  • affidarsi a sistemi più efficienti grazie alla loro tecnologia avanzata.

Stai cercando degli incentivi per sostituire il tuo impianto di riscaldamento in azienda? Clicca qui e scopri quelli del 2024!

Riscaldamento Uffici: come risparmiare sui consumi?

L’energia consumata in ambito industriale in Europa copre una quota pari a circa il 29% del consumo finale di energia. Tale consumo di energia ha forti ripercussioni sui bilanci delle imprese con il costo per il riscaldamento degli uffici che sta diventando sempre più un peso non indifferente. Sono infatti molte le aziende che si stanno chiedendo come abbassare le bollette senza diminuire il comfort per i dipendenti e con esso anche le loro prestazioni lavorative.

Molte aziende si stanno adoperando per ridurre i costi di gestione efficientando i propri impianti, visto che l’utilizzo di energia elettrica e termica incide di molto sul bilancio aziendale. Per fortuna esistono diverse soluzioni per ridurre i consumi energetici e aumentare l’efficienza degli impianti di riscaldamento. Per intervenire in maniera corretta, però, è necessario prima di tutto valutare la situazione di partenza dell’edificio in cui si trovano gli uffici oltre alle esigenze energetiche aziendali. Chiariti questi punti è necessario focalizzarsi sugli obiettivi che si vogliono raggiungere.

Dobbiamo essere onesti, molte volte, il solo cambio delle abitudini può portare un beneficio immediato sui conti dell’azienda. Riscaldare solo le zone necessarie invece che tutti gli ambienti a prescindere sicuramente può contribuire ad abbassare i costi delle bollette. Tuttavia non sempre una riduzione nei consumi di energia primaria non sempre comporta un risparmio economico e viceversa.

Per questo, quando le imprese si rivolgono a noi, come prima cosa effettuiamo una diagnosi energetica. E’ a partire da questa che siamo in grado di individuare quali sono gli attuali consumi per il riscaldamento uffici e individuare i potenziali punti di intervento per ridurre i consumi relativi al riscaldamento uffici.

Conviene davvero sostituire il generatore di calore?

Per quanto riguarda il riscaldamento uffici è possibile agire direttamente sull’impianto di riscaldamento riqualificando l’esistente attraverso tecnologie innovative. Ci riferiamo in particolare a soluzioni come le caldaie a condensazione o la cogenerazione di energia (ovvero la produzione di due tipi di energia da un un’unica fonte).

Una caldaia a condensazione ha il pregio di riuscire a recuperare il calore latente contenuto nel vapore acqueo dei fumi di scarico. In questo modo riesce a far risparmiare fino al 30% di gas. Per questo sono molte le imprese a richiedere di installare questo tipo di caldaie per migliorare la loro efficienza energetica. Tra l’altro, ricorrere a questa tecnologia permette di utilizzare il vecchio impianto e di non sostenere ulteriori costi oltre quello della sua installazione.

Con un impianto di questo tipo i vantaggi per l’azienda sono molteplici:

  • Basso consumo energetico ed elevato rendimento;
  • Ridotte emissioni di ossido di azoto (NOx);
  • Affidabilità e sicurezza di esercizio;
  • installazione poco invasiva.

In questo modo il riscaldamento degli uffici e  delle zone produttive è assicurato, così come il risparmio in bolletta. Tuttavia, con il gas che ha aumentato di sei volte il suo prezzo, il risparmio così ottenuto potrebbe non essere sufficiente.

Riscaldare gli uffici con le pompe di calore

Il riscaldamento uffici tramite sistemi a pompa di calore è particolarmente conveniente perché sfrutta il calore presente naturalmente nell’aria all’esterno dell’edificio. In sostanza, il calore che utilizzano le pompe di calore per riscaldare gli ambienti è gratuito e praticamente illimitato.

La pompa di calore infatti è composta da un circuito interno che contiene un fluido o gas refrigerante, due scambiatori ed un compressore elettrico. Il gas all’interno di questo circuito ha la capacità di assorbire il calore presente nell’aria all’esterno dell’edificio innalzando così la propria temperatura. Riscaldandosi, tramite gli scambiatori, il gas cederà la temperatura accumulata all’impianto di riscaldamento capannone con pompa di calore, riscaldando così l’ambiente. Il calore viene prelevato da sorgenti esterne dando vita alla climatizzazione degli ambienti ed alla produzione dell’acqua calda sanitaria.

Inoltre, il sistema può essere abbinato ad un impianto fotovoltaico. In questo modo potresti anche produrre l’energia elettrica di cui la tua pompa di calore necessita per funzionare risparmiando ancora di più (ne parliamo anche qui).

I vantaggi di questo sistema sono quindi i seguenti:

  • niente combustione e quindi minori emissioni di CO2 in atmosfera;
  • se non c’è combustione significa anche che non c’è necessità di consumare combustibili come ad esempio il gas. I costi da sostenere possono quindi risultare molto inferiori.
  • Miglioramento della classe energetica dell’edificio con un aumento del suo valore;
  • Ambiente di lavoro più confortevole.

Consigli per spendere meno per il riscaldamento degli uffici

Accanto ad investimenti sui macchinari per il riscaldamento c’è anche la possibilità di adottare nuove abitudini volte a ridurre i consumi. Abbiamo riassunto le principali qui di seguito:

  • Riscaldare soltanto gli ambienti in cui c’è una presenza costante del personale;
  • Impostare una temperatura fissa in ogni ambiente degli uffici. Secondo il governo, per far fronte alla crisi energetica, negli uffici il riscaldamento dovrebbe essere settato sui 19°C (per approfondire leggi qui);
  • Effettuare una regolare manutenzione della caldaia
  • Spegnere la caldaia nelle ore notturne o nei periodi di assenza più lunghi (ferie di Natale e festività)
  • Verificare l’efficienza dei radiatori
  • Utilizzare le valvole termostatiche
  • Limitare i consumi eccessivi d’acqua
  • Contenere le dispersioni di calore grazie ad infissi a norma e a porte e finestre chiuse. Un consiglio che si traduce anche in un altro accorgimento ovvero quello di scegliere i tempi giusti per cambiare aria: meglio la mattina e per non più di 15-20 min.
  • Affidarsi a riscaldamenti a pavimento quando possibile
  • Individuare forma di riscaldamento alternativo come ad esempio il solare termico oppure integrare le forme esistenti con altre ad energia rinnovabile ( es.: pompa di calore e fotovoltaico)

Approfitta degli incentivi fiscali per migliorare il tuo riscaldamento uffici

Stai cercando anche tu di risparmiare il più possibile sulle bollette per il riscaldamento degli uffici della tua azienda?

Allora rivolgiti ai nostri esperti per trovare la soluzione più adatta alle tue esigenze ed usufruire degli incentivi fiscali per le imprese attualmente in vigore. In questo modo, oltre ad abbattere i tuoi consumi energetici, puoi anche risparmiare sul costo dell’investimento che stai per effettuare!

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