Ecobonus per le pompe di calore
Come funziona l’ecobonus per le pompe di calore? Può essere richiesto dalle aziende?
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Come forse saprai già, le pompe di calore sono dispostivi moderni e versatili che possono sfruttare fonti di energia rinnovabile per la climatizzazione di alcuni ambienti. In particolare, possono sfruttare le rinnovabili sia per il riscaldamento domestico o dell’ambiente di lavoro (ne parliamo meglio qui) , sia per il raffrescamento, oltre che per la fornitura di acqua calda sanitaria.
La versatilità di questi dispostivi, e la possibilità di sfruttare le energie rinnovabili per farli funzionare cade a pennello con il percorso verso la “transizione ecologica” che il governo Draghi si appresta a guidare. Una transizione che non riguarda solamente gli edifici residenziali, ma anche quelli in cui hanno sede delle attività produttive ed imprenditoriali. Per questo motivo è da molti anni che sono previsti degli incentivi fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici.
In questo contesto si collocano appunto gli ecobonus per le pompe di calore che possono far usufruire una detrazione che ammonta fino al 65% del totale della spesa sostenuta per installare questi dispositivi. Un intervento che può essere effettuato sia da cittadini privati, che da coloro che esercitano attività d’impresa indistintamente. L’unico requisito da rispettare per gli ecobonus pompe di calore è quello l’intervento in questione riguardi la sostituzione di un impianto pre-esistente.
Ma come funziona nello specifico l’Ecobonus 2021 per le pompe di calore?
Lo abbiamo chiesto ai nostri esperti e questo è ciò che emerge dalla situazione. Insieme a loro infatti abbiamo cercato di analizzare quali sono gli interventi che consentono di ottenere le migliori agevolazioni e lo sconto in fattura per gli impianti termici a basso impatto ambientale.
Attenzione! Il Decreto Legge 11/2023 ha impattato sulla cessione del credito d’imposta. Clicca qui per conoscere le ultime novità.
L’ecobonus per la pompe di calore 2021
Grazie all‘ecobonus per le pompe di calore 2021 è possibile ottenere un rimborso che arriva fino al 65% della cifra spesa per gli interventi agevolabili sostenuti. Questi interventi sono legati prevalentemente alla riqualificazione energetica dell’edificio. Si tratta quindi di lavori come:
- la sostituzione dei vecchi impianti per la climatizzazione invernale e degli scaldacqua,
- l’installazione di un sistema solare termico
- interventi per la building automation,
- lavori di ristrutturazione effettuati sulle superfici opache orizzontali e verticali.
Grazie a questi interventi sarà quindi possibile sostituire il vecchio impianto termico aziendale, con un uno nuovo, magari a pompa di calore. Sarà inoltre possibile sfruttare l’ecobonus per pompe di calore 2021 per installare un nuovo sistema ibrido che combina una caldaia a condensazione con una pompa di calore. Meglio ancora sarebbe usufruire anche degli incentivi per il fotovoltaico per le imprese 2021 in modo da alimentare la pompa di calore direttamente con l’energia prodotta dai pannelli solari!
Il 65% della detrazione permette di recuperare un importo davvero importante sulla spesa sostenuta, specie se consideriamo che verrà erogato per una spesa massima di 30.000 euro. Sarà quindi possibile recuperare tramite sconto in fattura o cessione del credito fino a 19.500€!
La possibilità di usufruire dello sconto in fattura
Il Decreto Rilancio, approvato in piena emergenza coronavirus lo scorso anno, ha introdotto un importante novità in materia di ecobonus per le pompe di calore. Questa misura infatti consente e di trasformare la detrazione d’imposta in uno sconto diretto. Sarà l’azienda fornitrice dell’impianto, oppure la ditta che effettua l’intervento di installazione, ad applicare lo sconto in fattura.
Ciò consentirà al committente di beneficiare di uno sconto immediato, e quindi di ottenere un risparmio del 65% subito. Normalmente infatti il beneficiario avrebbe dovuto aspettare fino a 10 anni per il recupero della somma spesa tramite rimborso Irpef o Ires.
Lo sconto in fattura è sempre possibile per l’installazione di una pompa di calore a patto che all’impresa che lo applica venga ceduto il corrispondente credito d’imposta spettante. In alternativa, il credito d’imposta può essere ceduto ad una banca o un intermediario finanziario abilitato. In quest’ultimo caso sarà possibile ricevere in cambio di questo credito d’imposta il suo controvalore in denaro direttamente dall’istituto di credito.
I requisiti per rientrare nell’ecobonus per le pompe di calore
Possono accedere all’Ecobonus per le pompe di calore 2021 i seguenti soggetti:
- i contribuenti persone fisiche,
- i professionisti e gli artigiani, comprese le associazioni di professionisti, g
- li enti pubblici e privati impegnati in attività non commerciali,
- le persone titolari di reddito d’impresa non solo sugli immobili ad uso strumentale.
Il contribuente potrà usufruire dell’agevolazione solo se è proprietario dell’immobile sul quale intende effettuare i lavori, oppure possiede un diritto reale su di esso.
L’intervento dovrà essere effettuato entro il 31 dicembre 2021 salvo ulteriori proroghe, inviando un’apposita segnalazione all’ENEA non oltre 90 giorni dal termine dei lavori.
La pompa di calore deve rispettare una serie di parametri tecnici, in particolare in merito al coefficiente di prestazione e all’indice di efficienza energetica. Questi valori dovranno essere pari o superiori a quelli minimi indicati dalle normative di legge, valori che sono ridotti del 5% nel caso di pompe di calore elettriche con inverter.
Cosa rientra nel massimale di spesa di 30.000 €?
Nel massimale di spesa agevolabile per gli ecobonus pompe di calore, che ammonta a 30.000 € possono rientrare anche molte spese accessorie dell’intervento che si intende effettuare. D’altronde si tratta pur sempre di una sostituzione di un vecchio impianto di riscaldamento e/o raffreddamento pertanto è comprensibile come nel tetto massimo rientrino spese come:
- smontaggio del vecchio impianto;
- smaltimento del vecchio impianto;
- installazione della pompa di calore;
- opere murarie necessarie;
- costi legati ai sopralluoghi;
- spese per la consulenza professionale;
- costi per la creazione della documentazione tecnica;
- eventuali oneri per interventi sul sistema di accumulo;
- dispositivi per il controllo delle emissioni;
- modifiche alla rete di distribuzione.
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